Mirko Molteni 22 ottobre 2024
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Miliziani di Hezbollah avrebbero pagato membri della missione Unifil schierata in Libano per «prendere il controllo delle loro posizioni e delle telecamere di sicurezza». Così ha azzardato il giornale ebraico Israel Hayom, avendo come fonti «interrogatori di prigionieri condotti dalle forze di sicurezza». Il contingente Unifil, per il 10% formato da soldati italiani, ha respinto l’illazione, di cui non ci sono prove. L’accenno alle telecamere rammenta che fra i primi incidenti tra israeliani e truppe Onu furono distrutti apparati di sorveglianza. Potrebbe essere una versione costruita a posteriori per giustificare gli incidenti. Difende Unifil il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ieri in Israele ha incontrato il premier ebraico Benjamin Netanyahu e il suo omologo Israel Katz: «Ho espresso la nostra soluzione per il Libano e ho trovato orecchie attente: rafforzare l’esercito libanese, già addestrato dal contingente italiano nel porto di Beirut, eleggere il presidente della Repubblica libanese e creare un cuscinetto Unifil con più uomini, maggior potere e regole di ingaggio diverse tra la frontiera e il fiume Litani, e più a nord l’esercito regolare libanese e più in là Hezbollah».
Nell’imminenza dell’arrivo in Medio Oriente del segretario di Stato americano Anthony Blinken, il governo ebraico ha avanzato a Washington una sua proposta per la fine del conflitto in Libano, incentrata sul disarmo di Hezbollah e sul libero accesso allo spazio aereo libanese per l’aviazione israeliana, che in verità fa già ciò che vuole. Nei bombardamenti di ieri, stando al ministero della Sanità di Beirut, i raid israeliani hanno «colpito 3 ambulanze, uccidendo 4 soccorritori e ferendone 5». Un drone ebraico ha attaccato Damasco, in Siria, centrando un’auto con a bordo uno straniero. Gli Hezbollah hanno abbattuto sul Libano un drone israeliano Hermes 450, prodotto dalla Elbit di Haifa. Può sorvegliare una vasta area per 17 ore e porta 4 missili Spike della Rafael. È il terzo Hermes 450 abbattuto da Hezbollah nell’attuale conflitto, dopo quelli distrutti il 5 novembre 2023 e il 26 febbraio 2024.
Uccisa a Gaza una donna ostaggio. Sette israeliani arrestati: spie dell'Iran
Domina l’agenda israeliana il progettato attacco all’Iran, su cui fonti governative suggeriscono che «verrà ordinato all’ultimo momento». E in favore dell’Iran spiavano sette ebrei di Haifa arrestati ieri. Cinque sono maggiorenni: Azis Nisanov, Alexander Sadykov, Vyacheslav Gushchin, YevgenyYoffe e Yigal Nissan. Le spie, pagate in criptovalute, avrebbero passato a Teheran foto di varie basi israeliane, fra cui il quartier generale di Kirya a Tel Aviv, le basi aeree di Nevatim e Ramat David, colpite dai missili iraniani del 1° ottobre, e siti degli antimissile Iron Dome.
"Una pallottola in testa, di chi era la pistola": la rivelazione choc nell'autopsia di Sinwar
Mentre ci sarebbe un «piccolo» accordo per il rilascio di alcuni ostaggi trattenuti da oltre un anno nella Striscia in cambio di una tregua di qualche giorno. Questa la possibilità prospettata, secondo il giornale israeliano Haaretz, durante l’incontro domenica al Cairo tra il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il nuovo numero uno dell’intelligence egiziana, Hassan Mahmoud Rashad. A parlarne, riferisce la testata, è stato Bar, che ha presentato ai ministri le varie opzioni su misure che potrebbero facilitare progressi verso il rilascio degli ostaggi catturati il 7 ottobre 2023.