Abbiamo parlato con Alessandro Aresu, consulente scientifico di Limes, per capire meglio quali saranno le conseguenze dell’ascesa politica di Elon Musk dopo che Donald Trump ha vinto le elezioni diventando il 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Non è ancora chiaro quale ruolo avrà alla Casa Bianca.
Intervista a Alessandro Aresu
Consulente scientifico di Limes e autore di "Geopolitica dell'intelligenza artificiale"
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Ha aspettato il risultato al fianco di Donald Trump. Perché questa è stata anche la sua campagna elettorale. Elon Musk ha saltato sul palco, creato meme e donato più di 119 milioni di dollari all'America PAC, un comitato di azione politica per supportare Trump. Il suo sostegno è stato stato anche riconosciuto pubblicamente dal futuro presidente, che durante il suo discorso ha definito Musk "una delle persone più importanti nel Paese”.
Quello di Musk non è stato un investimento a perdere. Dopo la vittoria di Trump le azioni Tesla hanno ricominciato a salire. Non solo, il futuro presidente ha promesso a Musk un ruolo come consigliere alla Casa Bianca, potrà quindi esercitare un'influenza in campo economico, politico, potrebbe suggerire dove e come mettere dazi, o spingere su due delle promesse fatte da Trump: la deregulation e l'abbattimento delle tasse sui super ricchi.
Musk infatti guida SpaceX e Tesla, punta a mercato dell'intelligenza artificiale e ha già esercitato pressioni geopolitiche spegnendo e accendendo a suo piacere i satelliti Starlink in Ucraina. Per capire meglio quali potrebbero essere le conseguenze del nuovo ruolo di Elon Musk sul fronte politico abbiamo parlato con Alessandro Aresu, consulente scientifico di Limes e autore di Geopolitica dell'intelligenza artificiale.
Con l’elezione di Trump quale ruolo potrebbe ricoprire Elon Musk?
Musk ha affermato di non voler entrare direttamente nell’amministrazione in un ruolo analogo ai nostri ministri ma di voler lavorare a un Department of Government Efficiency (acronimo DOGE, per identificare il meme del cane Shiba Inu), volto a ridurre la regolamentazione e le spese a livello federale. Questo è ciò che Trump ha ripetuto nei suoi vari interventi, quindi nelle prossime settimane si intensificheranno le discussioni su un ruolo informale (più probabile) o più formale di Musk nel 2025. Nel mentre, magari Musk assumerà un incarico informale nel transition team di Trump.
Molte aziende gestite da Musk fanno affari con il governo degli Stati Uniti o ricevono sostegno federale. SpaceX e Tesla hanno ricevuto miliardi di dollari in contratti governativi negli ultimi dieci anni. Come potrebbe influire la presidenza di Trump?
Su questo bisogna chiarire bene un tema: è falso che il successo delle aziende di Musk dipenda dai finanziamenti pubblici perché ogni azienda va valutata sulla base di quello che succede nel suo mercato specifico, e non in modo astratto. Da sempre, l’economia dello spazio dipende da soldi pubblici in tutto il mondo. Ciò che SpaceX ha realizzato, non solo grazie a Musk, ma grazie alla presidente e direttrice operativa Gwynne Shotwell, diventando il leader globale dello spazio ed essendo l’azienda che permette agli Stati Uniti di primeggiare rispetto alla Cina, non dipende dai soldi pubblici: SpaceX riceve fondi pubblici ma per realizzare missioni e progetti che, al contrario dei suoi concorrenti come Boeing, sa portare avanti e sa portare a termine. È quindi più il governo degli Stati Uniti a dipendere da SpaceX, perché non ha alternative praticabili, e perché SpaceX innova, che non viceversa.
Per quanto riguarda Tesla invece?
Questo è un discorso diverso, perché l’azienda con Biden è stata posta ai margini rispetto alle strategie statunitensi, mentre Musk senz’altro vuole che con Trump riprenda centralità. Ma qui c’è un paradosso perché Trump non è un sostenitore dell’auto elettrica.
Le aziende guidate da Musk sono attualmente coinvolte in una serie di controversie con agenzie federali e autorità di regolamentazione, potrebbe ottenere delle agevolazioni?
Questo è il vero tema per SpaceX e a mio avviso è anche ciò che ha portato Musk a un coinvolgimento politico sempre più forte. L’azienda di Musk ha numerose controversie con le varie agenzie federali, per i permessi e per l’ambiente, che incidono sulla sua operatività e sui piani molto ambiziosi per il futuro. Musk vuole che con Trump tutta questa burocrazia venga sostanzialmente superata, per fare quello che gli pare perché deve “costruire”, “rendere l’umanità una specie multiplanetaria” eccetera. Trump è quindi per lui l’occasione di superare quei vincoli.
Musk ha lanciato il suo chatbot Grok. Potrebbe avere anche dei vantaggi nel mercato dell’intelligenza artificiale?
È sicuramente un tema di grande interesse per Musk, che spesso viene sottovalutato. Come ricordo nel mio libro “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” che racconta nel dettaglio proprio questa storia, Musk è senz’altro l’ideatore di OpenAI, la persona che ci mette i fondi iniziali e che coinvolge le figure chiave, a partire da Ilya Sutskever. A un certo punto della storia di OpenAI, siccome per i requisiti degli investimenti è impossibile andare avanti come no profit, Musk vuole portare OpenAI sotto il cappello di Tesla. Invece, viene sostanzialmente fregato – in senso sostanziale, non giuridico – dall’evoluzione promossa da Sam Altman, che è l’accordo decisivo con Microsoft.
E Musk cerca di recuperare.
Sì, non appena arriva il successo di ChatGPT nel 2022, guarda caso Musk cerca di fare di tutto per rientrare sull’intelligenza artificiale, sia perché vuole posizionare Tesla come azienda di intelligenza artificiale, affinché l’azienda abbia una maggiore valutazione, sia perché ha una questione personale con OpenAI. Questa controversia lo ossessiona visto che Musk, abituato a grandi successi, non sa perdere!
Ecco la sua nuova posizione nel governo Trump come potrebbe influenzare il mercato dell'intelligenza artificiale?
Penso che Musk in qualche modo voglia proprio colpire dal punto di vista legale OpenAI, impantanare la sua operatività, metterla ai margini della discussione politica sull’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, cioè nel mondo. Non è una preoccupazione per l’umanità o cose del genere che questi imprenditori ci propinano, che sono sempre false e ipocrite. In questo caso è proprio una questione personale.
Altri vantaggi? Per esempio a livello geopolitico?
Elon Musk, nella sua megalomania, si vede anche come un super-diplomatico, un attore politico internazionale. Quindi ha le sue idee sulla guerra in Ucraina, magari sul conflitto tra le due Coree e sulle altre questioni internazionali. Ma soprattutto, c’è un rapporto essenziale di Musk con la Cina, perché Tesla ha una parte ingente della sua produzione in Cina e vuole avere accesso al mercato cinese. Sono quindi certo che Musk voglia essere coinvolto al più alto livello nelle discussioni dell’amministrazione Trump con la Cina.
Tirando le somme. Perché Musk ha detto durante un’intervista con Tucker Carlson: “Se Trump perde sono fottuto?”
Per quanto riguarda SpaceX non sono d’accordo con l’affermazione di Musk, perché finché SpaceX è superiore agli altri Musk vince comunque. D’altra parte, è ovvio che Musk è diventato una figura di enorme polarizzazione e le sue azioni a favore di Trump e le sue polemiche hanno chiaramente raggiunto un livello tale, con un tale dispendio di risorse, che da un’amministrazione democratica avrebbe avuto ostilità e probabilmente varie indagini.
Alessandro Aresu