Decreto fisco, FI chiede la quinta rottamazione e un nuovo “ravvedimento speciale”. La Lega vuole affidare la riscossione ad Amco e privati

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Speciale legge di bilancio

Decreto fisco, FI chiede la quinta rottamazione e un nuovo “ravvedimento speciale”. La Lega vuole affidare la riscossione ad Amco e privati

| 7 Novembre 2024

Una nuova rottamazione per le cartelle che comprenda anche quelle recapitate dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2023. Un emendamento di Forza Italia (di Lotito e Paroli) al decreto fiscale collegato alla manovra realizza gli auspici del sottosegretario all’Economia leghista Federico Freni. Convinto che l’ennesima “pace fiscale” sarebbe il giusto complemento alla riapertura dei termini per l’adesione al concordato preventivo tra fisco e partite Iva, che dovrebbe arrivare a breve via decreto. Non solo: i due forzisti puntano anche sulla riapertura dei termini per il ravvedimento speciale delle violazioni tributarie previsto dalla manovra per il 2023, che consentiva di mettersi in regola pagando imposta e interessi ma solo un diciottesimo del minimo edittale delle sanzioni. Dalla Lega, a prima firma del presidente della commissione Finanze del Senato Massimo Garavaglia, arriva poi una proposta che traduce in pratica la possibilità di cartolarizzare i crediti fiscali non riscossi affidandoli a società specializzate, già prevista dal decreto legislativo sulla riforma della riscossione. In tutto gli emendamenti depositati dai gruppi parlamentari in commissione Bilancio del Senato sono 382, tra cui 181 di maggioranza. Sono 70 quelli di FdI, 57 di FI e 54 della Lega. Il Pd ne ha presentati 87, il M5s 76, il Misto 15. Altri 16 sono di Iv e 2 delle Autonomie. La settimana prossima si deciderà sulle ammissibilità mentre le votazioni sono previste per la settimana successiva.

La quinta rottamazione e il nuovo ravvedimento – La prima proposta di modifica di Lotito e Paroli riapre i termini della Rottamazione quater prevista dalla legge di bilancio 2022. Il pagamento delle somme dovute andrebbe fatto entro il 31 luglio 2025 o in 18 rate, con un interesse del 2% a partire dalla seconda rata. I due senatori vorrebbero poi che ai contribuenti fosse offerta la possibilità di “ravvedersi” anche per le violazioni tributarie del 2023 e precedenti. Le somme dovute andrebbero versate in otto rate mensili a partire dal 31 dicembre 2024, sempre con interessi del 2% a partire dalla seconda.

La cartolarizzazione delle cartelle – Il testo di Massimo Garavaglia interviene nell’ambito della riforma della riscossione che come è noto già prevede per il futuro il discarico automatico dei debiti non riscossi entro 5 anni dall’affidamento. “In relazione ai crediti erariali maturati a decorrere dal 1 gennaio 2025 e non ancora riscossi, raggruppati per categorie omogenee di crediti per tributi erariali”, dice l’emendamento, “viene disposto il discarico anticipato e il contestuale affidamento ad operatore pubblico specializzato nel recupero crediti con funzione di master servicer”. Descrizione che corrisponde perfettamente ad Amco, la società di recupero crediti del ministero delle Finanze. Che potrebbe a sua volta “avvalersi di uno o più operatori con funzione di special servicer, previa corresponsione, da parte del master servicer, di un’anticipazione sui futuri incassi pari al 10 per cento del valore nominale dei crediti affidati”. Le somme recuperate sarebbero poi riversate “in un fondo dedicato di pertinenza del Ministero dell’economia e delle finanze, al netto della provvigione corrispondente alle spese e agli oneri maggiorati del 5%”. Per i vecchi crediti maturati nel decennio 2000-2010, l’emendamento dispone una modifica rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo approvato in primavera che affida le decisioni sui quasi 1.300 miliardi di magazzino a una commissione ad hoc: “nelle more” dell’attività della commissione l’Agenzia Entrate Riscossione potrebbe disporre “il discarico automatico” e gli enti creditori sarebbero a loro volta autorizzati ad affidare i crediti a un operatore pubblico specializzato anche qui con la possibilità di individuare uno o più operatori con funzione di special servicer.

Nuovo salva calcio di Lotito – Un altro emendamento di Lotito chiede di prorogare al 2027 la detassazione al 50% per i lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia e per i contratti degli sportivi. La possibilità di accedere alle agevolazioni era stata abrogata dal decreto Crescita e si è fermata a chi si era trasferito e aveva stipulato un nuovo contratto lavorativo entro il 31 dicembre 2023. La modifica, che Forza Italia aveva provato a inserire già nel dl omnibus a settembre per poi chiedere che il vantaggio durasse addirittura fino al 2028, punta a riaprire la possibilità estendendola al 31 dicembre 2027.

La Lega vuole il rinvio dell’acconto delle imposte – Un emendamento della Lega (a prima firma Romeo) chiede di rinviare a gennaio la seconda rata di acconto delle imposte dirette per gli autonomi, compresi i contributi previdenziali e assistenziali. Per il solo periodo d’imposta 2024 i titolari di partita Iva che nel periodo d’imposta precedente abbiano dichiarato ricavi o compensi fino a 170mila euro dovrebbero versare “la seconda rata di acconto dovuto in base alla dichiarazione dei redditi, nonché per i contributi previdenziali e assistenziali”, entro il 16 gennaio dell’anno successivo. Anziché entro il 30 novembre. Il pagamento può essere anche rateizzato con “cinque rate mensili di pari importo”, da gennaio con scadenza il 16 di ogni mese. Sulle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi.

Bagarre sul canone – La Lega ha presentato un emendamento per confermare anche per il 2025 l’abbassamento del canone Rai da 90 a 70 euro. La proposta di modifica a prima firma di Giorgio Maria Bergesio e sottoscritta anche dal capogruppo Massimiliano Romeo prevede anche la conferma per il prossimo anno del contributo straordinario di 430 milioni per compensare il minor gettito dal canone. La proposta ha spaccato la maggioranza: Forza Italia non ne vuole sapere. Ul vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che la cancellazione del canone Rai “non fa parte del programma e quindi è una proposta che noi non condividiamo perché si rischia di fare un danno alla televisione pubblica, che altrimenti dovrebbe essere finanziata diversamente”.

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