Georgia: migliaia di persone in piazza contro la sospensione dell’adesione all’UE

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Proseguono in Georgia le manifestazioni antigovernative da parte dei sostenitori filoccidentali della popolazione: dopo che il governo, la scorsa settimana, ha annunciato la sospensione delle trattative per aderire all’UE, a causa di contrasti politici, diverse migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Tbilisi di fronte al parlamento, chiedendo le dimissioni del governo e nuove elezioni. La nuova ondata di proteste – dopo quella relativa alla contestazione dei risultati elettorali – si è scatenata a partire dallo scorso 28 novembre, quando il Primo Ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha deciso di rinviare i negoziati di adesione all’UE fino alla fine del 2028 e di rifiutare altresì qualsiasi finanziamento dall’Unione Europea.

Nella notte tra domenica e lunedì, la polizia georgiana ha utilizzato idranti e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che per la quarta notte consecutiva si sono radunati in piazza, lanciando fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine. Gli agenti sono infine riusciti ad allontanare i dimostranti dal palazzo del Parlamento. Nelle prime ore di lunedì è stato inoltre arrestato Zurab Japaridze, uno dei capi del più grande partito di opposizione del Paese, la Coalizione per il cambiamento. Ad annunciarlo in un post su X è stato il partito stesso. Anche nella notte tra ieri e oggi si sono registrati disordini e la presidente georgiana filoccidentale, nata in Francia, Salome Zourabichvili, ha fatto un appello diretto ai Paesi occidentali invitandoli ad appoggiare quello che ha definito un «movimento nazionale» a sostegno dell’integrazione della Georgia nell’Unione Europea. Allo stesso tempo, Estonia, Lettonia e Lituania hanno imposto sanzioni ai funzionari al potere in Georgia a causa di quella che ritengono una repressione violenta dei manifestanti antigovernativi.

Se da un lato, USA e UE hanno affermato di guardare con preoccupazione a quanto accade nell’ex Stato sovietico, accusando la Russia di interferenze e lamentando un «arretramento democratico della Georgia», dall’altro la nazione eurasiatica nega ingerenze nella politica del Paese caucasico, mentre il Primo Ministro di Tbilisi ha accusato esplicitamente l’opposizione di «violenza coordinata» volta a rovesciare l’ordine costituzionale. La presidente Zourabichvili ha dichiarato al gruppo di informazione francese France Inter che «Questa è la rivolta di un intero Paese». La Georgia è un Paese profondamente diviso tra le aspirazioni a entrare a far parte del mondo occidentale e la tendenza a identificarsi con le tradizioni e la storia russa e a vedere quindi in Mosca un alleato più naturale e vicino culturalmente e geograficamente. Mentre non ci sono al momento prove di ingerenza da parte del Cremlino nelle elezioni parlamentari, è chiara la volontà del blocco occidentale di voler inglobare la Georgia nella sua sfera d’influenza, con una ripetizione molto simile degli eventi che nel 2014 hanno portato alla Rivoluzione di Maidan in Ucraina. A riguardo, l’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha avvertito domenica che la Georgia si sta «muovendo rapidamente lungo il percorso ucraino, verso l’abisso oscuro», aggiungendo che «Di solito questo genere di cose finisce molto male».

La presidente della Georgia ha chiesto che venga esercitata pressione sulla Corte costituzionale per annullare le elezioni vinte dal partito al governo, Sogno Georgiano, in ottobre, ma la Commissione elettorale del Paese ha affermato che il voto si è svolto correttamente. La stessa ha quindi affermato che non lascerà l’incarico quando il suo mandato scadrà questo mese perché il parlamento che sceglierà il suo successore è illegittimo. La tensione in Georgia è in aumento da mesi, sia internamente a causa della divisione politica che caratterizza la nazione, che esternamente per via degli alterchi tra la Commissione europea e il governo del Paese: Bruxelles, infatti, interferisce nella vita politica di Tbilisi, contestando le leggi approvate dal Parlamento, tra cui quella contro gli agenti stranieri. Le istituzioni europee hanno più volte intimato al governo georgiano di ritirare la legge – considerata «illiberale» – minacciando la sospensione al percorso di adesione all’UE con il sostegno degli Stati Uniti, ma il governo non ha mostrato alcuna intenzione di volerla ritirare, in quanto sarebbe fondamentale per preservare la sovranità nazionale dalle ingerenze straniere.

Anche nel caso delle proteste di questi ultimi giorni, gli USA sono intervenuti a gamba tesa: «La decisione di Sogno Georgiano di sospendere l’adesione all’UE è un tradimento della costituzione georgiana. Condanniamo l’uso eccessivo della forza contro i georgiani che esercitano la loro libertà di protestare e abbiamo sospeso la nostra partnership strategica con la Georgia», ha scritto su X il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense Matthew Miller. Precedentemente, l’ex primo ministro e fondatore di Sogno Georgiano aveva accusato le agenzie di intelligence dei Paesi occidentali di interferenze politiche nel Paese tramite l’azione delle ONG: «il finanziamento delle ONG, che per noi si presenta come un aiuto, in realtà serve a rafforzare i servizi segreti (stranieri) e a portarli al potere», aveva affermato. In particolare, la USAID, una delle più potenti fondazioni americane nell’ambito delle azioni umanitarie, opera in Georgia dal 1992 e, come si legge sul sito, “collabora con il governo e il popolo della Georgia per rafforzare la sicurezza, la prosperità e le istituzioni democratiche del paese e contribuire a far avanzare la sua integrazione euro-atlantica”.

La Georgia corre, dunque, il rischio di una grave destabilizzazione sulla scia di quanto già successo in Ucraina. Secondo il ministero degli Interni, dall’inizio dei disordini si sono già registrati 113 feriti e, solo durante la scorsa notte di proteste, sono stati feriti 21 poliziotti.

[di Giorgia Audiello]

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