Germania, il ministro Lindner propone le elezioni anticipate a inizio 2025. Il cancelliere Scholz rifiuta e lo licenzia

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Germania, il ministro Lindner propone le elezioni anticipate a inizio 2025. Il cancelliere Scholz rifiuta e lo licenzia

| 6 Novembre 2024

Appeso a un filo. Che forse sta per rompersi. In Germania la crisi della coalizione semaforo che compone il governo di Olaf Scholz è certificata dalle parole del ministro delle Finanze Christian Lindner. Alla delicatissima riunione del comitato di coalizione in corso presso la Cancelleria a Berlino, il titolare dell’Economia non ha proposto una via di fuga, né una soluzione alle enormi difficoltà di bilancio: l’unico suggerimento, secondo quanto riferito dalla Bild, è stato quello di indire nuove elezioni ad inizio 2025. La replica di Scholz? Netta: ha rifiutato la proposta del voto anticipato e ha licenziato Christian Lindner. La notizia è stata confermata da Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere tedesco.

“Non so se il governo è ancora in carica” – Che il clima fosse diventato ancora più ostile e che la crisi fosse vicina a essere irreversibile, del resto, lo si è capito nel pomeriggio, quando il presidente della Cdu e leader dell’opposizione, Friedrich Merz, ospite ad un evento organizzato dall’associazione StartUp, ha bollato come “molto probabile” la fine dell’attuale coalizione del governo tedesco formata da Spd, Verdi e Spd. “Non so da un’ora se il governo è ancora in carica”, ha risposto Merz a una domanda sullo stato della coalizione, parlando anche della possibilità di nuove elezioni e del 9 marzo del prossimo anno come una data realistica per le urne anticipate. Negli stessi minuti ha parlato anche Lars Feld, consigliere capo di Lindner: a suo dire, la coalizione di governo con Spd e Verdi è destinata a crollare se non saranno accettate le linee guida presentate da Lindner per le misure di politica economica e finanziara. “Il documento di Lindner non è solo un altro documento finalizzato alla prossima campagna elettorale. Se non sarà possibile raggiungere compromessi con la Spd e i Verdi che implementino parti sostanziali delle proposte avanzate, la coalizione di governo sarà sull’orlo del collasso”, ha dichiarato Feld in un’intervista a Cicero.

Come si è arrivati alla rottura – I socialdemocratici tedeschi lo hanno ammesso ormai esplicitamente già domenica scorsa: la coalizione di Olaf Scholz è “in fiamme”. Ad accelerare i tempi di una fine dell’alleanza, data per possibile solo all’approvazione definitiva del bilancio in calendario il 14 novembre, è stato un documento con delle nuove proposte di Lindner, che ha fatto infuriare gli alleati. ‘Svolta economica e giustizia generazionale’, il titolo di un elenco di misure in 17 pagine maturato nel clima teso della guerra consumata a suon di vertici e iniziative contrapposte che hanno messo sotto gli occhi di tutti lo sgretolamento della squadra del cancelliere nei giorni scorsi. Lindner ha proposto, fra l’altro, il taglio di due punti delle tasse sulle società, una sostanziale retromarcia sulle politiche climatiche che stanno a cuore agli ecologisti, tagli sui benefit legati al reddito di cittadinanza e l’eliminazione del sussidio per i Laender dell’Est. Col suo foglio, trapelato venerdì scorso a quanto parrebbe contro i suoi piani, il ministro ha sfidato gli alleati anche sul piano simbolico: è stata la Sueddeutsche Zeiutng a ricordare infatti che nel 1982 fu un’iniziativa simile a decretare la fine del governo social-liberale di Helmut Schmidt. Solo che all’epoca, ha sottolineato il giornale, i liberali potevano contare di allearsi coi conservatori: ad oggi per un’opzione del genere, invece, mancano i numeri. L’Fdp langue nei sondaggi al 4%, sotto la soglia di sbarramento del Bundestag, dopo essere praticamente scomparso alle elezioni amministrative nei Laender dell’Est.

Tutti (o quasi) contro Lindner – “Al momento nessuno vuole azzardare una previsione su quando si terranno esattamente le prossime elezioni. Ma non si può negare che la coalizione sia in fiamme in questo momento”, ha commentato domenica scorsa la copresidente dei socialdemocratici Saskia Esken, ad Amburgo, in una convention di partito, dove le proposte di Lindner sono state respinte in blocco. “In generale, i punti che ha elencato non possono essere realizzati nella coalizione”, ha aggiunto. Sulla stessa linea il leader Lars Klingbeil: se l’obiettivo è quello di “rendere i ricchi più ricchi” mentre la classe media lavoratrice deve avere salari più bassi, lavorare più a lungo e ricevere pensioni più magre in seguito, l’Spd “non sarà d’accordo in nessun caso”. Lindner è stato invece lodato dai conservatori di Friedrich Merz, secondo il quale “la direzione è giusta“, anche perché le misure sarebbero copiate da loro. Per l’Unione è assolutamente chiaro che il governo è alla fine, e il governatore bavarese Markus Soeder ha chiesto di tornare immediatamente al voto. La precarietà estrema dell’alleanza rosso-verde-gialla che ha preso il Paese in mano dopo l’era Merkel è del tutto evidente. Non è ancora detto però che Scholz e Habeck vogliano far cadere l’esecutivo: oltre alle indiscrezioni su un possibile voto il 9 marzo, c’è anche l’opzione di un governo di minoranza. Certo è che “il burn out politico del governo”, come lo ha definito un liberale, non potrebbe esplodere in un momento peggiore: fra le guerre che dividono l’elettorato, la crisi economica e l’incubo di un’America ostile guidata da Donald Trump, che è appena tornato ad attaccare la Germania e i Paesi europei accusandoli di “derubare” gli Stati Uniti.

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