Giovani e pistole, padre Alex Zanotelli: “La borghesia napoletana odia le periferie”

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8 Novembre 2024 10:49

Il padre comboniano lancia un appello ai giovani: “Dovete cambiare un sistema”. Non serve un nuovo “Decreto Caivano” ma che le istituzioni e la borghesia rispondano alle esigenze delle periferie.

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Aveva già celebrato i funerali di Genny Cesarano, vittima innocente della camorra, ucciso a 17 anni durante una stesa nel Rione Sanità nel 2015, padre Alex Zanotelli ha celebrato, insieme agli altri parroci del territorio ed il vescovo di Napoli Don Mimmo Battaglia, i funerali di Emanuele Tufano, ucciso a 15 anni con un colpo di pistola. Dopo pochi giorni da quell'omicidio frutto di uno scontro tra giovanissimi armati di pistole, a perdere la vita è stato Santo Romano, a San Sebastiano al Vesuvio, un ragazzo di 19 anni ucciso da un altro giovanissimo a colpi d'arma da fuoco per futili motivi. Più che un'emergenza la diffusione di armi e di fatti di sangue commessi da giovanissimi nell'area metropolitana di Napoli, ha il carattere di un fenomeno sociale vero e proprio. Padre Zanotelli, da sempre vicino agli ultimi, si batte con costanza per chiedere alle istituzioni interventi concreti in città in favore dei minori per combattere attraverso politiche inclusive e di recupero, il dilagare dei fenomeni criminali tra le giovani generazioni.

Padre Alex che effetto le ha fatto l'ennesimo giovanissimo ucciso a colpi di pistola?

Sono rimasto profondamente scosso da questa ennesima morte. Avevo tra l'altro celebrato già i funerali di Genny (Cesarano ndr), e già allora avevo pianto, lui aveva 17 anni. Emanuele ne aveva 15, 15 anni, ma cavoli come si fa a continuare a perdere ragazzini del genere? E' una città che deve porsi questo problema e non se la sta ponendo. Soprattutto non se lo stanno ponendo le istituzioni, coloro che dovrebbero avere la preparazione anche intellettuale di questa città, chi sta bene, chi ha studiato, chi è all'università. Facciamo uno sbaglio se puntiamo solamente sulle armi in città, è un tema fondamentale, ma non dimentichiamoci che il problema principale è la camorra. Noi siamo davanti ad una camorra che è ad immagine dei napoletani, dove ognuno fa il cavolo che vuole. Ed è una camorra pericolosissima quella che assume questo comportamento. E non dimentichiamoci della droga, Napoli è la più grande piazza di spaccio d'Europa, ed è con la droga che fanno i soldi.

Lei parla spesso di due Napoli, la "Napoli bene" e la "Napoli male", davanti a questi fatti le distanze di acuiscono, oggi queste due città si parlano? Si guardano? Si riconoscono? O si odiano?

Credo che la parola giusta è che si odiano. Non si vogliono vedere, non parlo tanto da parte delle periferie, ma soprattutto dei ricchi, dei potenti, degli intellettuali di questa città, c'è un disprezzo totale verso le periferie, come se vivessero esseri inferiori in queste periferie, questo è estremamente pericoloso. Sono gli intellettuali, quelli che hanno in mano il potere che devono rispondere alle esigenze di queste periferie. Parlo delle periferie interne di Napoli, come il Rione Sanità, i Quartieri Spagnoli, il Rione Amicizia, ma anche di quelle esterne come Scampia e Ponticelli, è una cinta enorme, e chi ha il potere vive circondato da queste periferie, eppure non le vede nemmeno, le disprezza.

Le istituzioni in tutto questo sembrano sullo sfondo, cosa ne pensa?

Noi ad esempio come Rete del Rione Sanità continuiamo a chiedere di avere un colloquio con il Sindaco di Napoli, proprio per parlare dei problemi del Rione Sanità, ma è come se non interessasse alla fine, questa è la verità. Questa è la vera politica rispondere alle esigenze, ai problemi, noi non abbiamo un campo di calcio dove possono giocare i ragazzi, ci hanno chiuso l'ospedale San Gennaro nonostante le proteste, le scuole come l'Istituto Caracciolo sono messe malissimo, ma è normale che poi alla fine vengono fuori questi fenomeni, sono la conseguenza di questo tipo di roba. Per cui il mio invito serio a chi ha il potere in questa città è di cominciare a ragionare in un'altra maniera, guardare alla realtà, rispondere al grido di sofferenza delle periferie. Noi non vogliamo assolutamente un altro "decreto Caivano", non serve assolutamente a nulla, non vogliamo altre leggi per imprigionare questi giovani, non serve a nulla, così si creano solo altri criminali.

Qual è il messaggio che vuole lanciare ai giovani di questa città?

Tocca a voi ragazzi, tocca a voi giovani e giovanissimi veramente incominciare a riflettere prima di tutto, ad analizzare la situazione e dovete incominciare a capire che dovete cambiare un sistema, questa è la grande sfida che avete davanti. Toccherà a voi giovani trovare una soluzione per questa città, per cui preparatevi, studiate, non abbandonate la scuola, studiate, riflettete, mettetevi insieme è importante, voi dovete dal basso creare movimenti popolari che scuotano questa città. Toccherà a voi farlo, è una grande vocazione che avete, avete il coraggio e la determinazione e avete tutta la forza per farlo.

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