22 Novembre 2024 18:23
Gli spaghetti più sottili al mondo sono 1.000 volte meno spessi dei filideu, i “fili di Dio” della tradizione sarda: creati in un laboratorio dell’University College di Londra, sono una nanopasta a base di farina che potrebbe trovare impiego in medicina e nell’industria.
a sinistra, gli spaghetti, il cui spessore si aggira intorno ai 2 millimetri; a destra, gli spaghetti ultra-sottili creati a Londra, che hanno uno spessore di circa 370 nanometri (miliardesimi di metro) / Credit iSotck/UCL
Gli spaghetti più sottili al mondo sono fatti a Londra, ma non per essere mangiati: 1.000 volte meno spessi dei filideu, i “fili di Dio” della tradizione sarda che detengono il record di pasta lunga più sottile, i nuovi spaghetti hanno un diametro di appena 372 nanometri (miliardesimi di metro), il che li rende invisibili a occhio nudo e neppure adatti a poter essere cucinati. “Cuocerebbero troppo in meno di un secondo, prima di riuscire a toglierli dalla pentola” dice il professor Gareth Williams dell’University College di Londra (UCL), alla guida del team di chimici che ha creato il nuovo formato. Ma per farci cosa?
Gli spaghetti più sottili al mondo, spiegano i creatori della nanopasta in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nanoscale Advances, potrebbero trovare impiego in medicina e nell’industria, dove questi sottilissimi fili di materiale, chiamati in gergo nanofibre, sono particolarmente promettenti. “Potrebbero essere utilizzati nelle bende, per favorire la guarigione delle ferite, ma anche come impalcature per la rigenerazione di ossa o per la somministrazione di farmaci, come avviene per le nanofibre di amido”.
A differenza delle nanofibre di amido, che si ottengono mediante onerosi processi di estrazione e la purificazione dell’amido dalle cellule vegetali, le nanofibre create da un ingrediente ricco di amido – come la farina, che è alla base dei nuovi nano-spaghetti – rende la produzione delle nanofibre più competitiva, richiedendo meno energia, meno acqua e riducendo l’impatto ambientale.
Gli spaghetti, spaghettini, capelli d'angelo e spaghettoni si differenziano per lo spessore che va da circa 2 millimetri per i formati più corposi ai 900 micrometri dei capelli d'angelo. Un team di chimici dell'UCL ha però creato un formato di spaghetti decisamente più sottile, che misura appena 370 nanometri di diametro / Credit UCL
A cosa servono gli spaghetti più sottili creati a Londra
Gli spaghetti più sottili al mondo sono stati creati in un laboratorio dell’University College di Londra per scopi ben diversi da quelli alimentari: anche se prodotti utilizzando la farina, non sono commestibili ma sono stati concepiti come sottilissimi fili di materiale (nanofibre) per molteplici utilizzi nel settore biomedicale e nell’industria.
Ottenuti mediante una tecnica chiamata elettrofilatura, in cui fili di farina e liquido vengono tirati attraverso la punta di un ago da una carica elettrica, gli spaghetti sono stati assemblati per formare un tessuto di nanofibre, che potrebbe trovare impiego come cerotto o benda nelle medicazioni per le ferite, in quanto è altamente poroso, il che consente la traspirazione, tenendo però fuori i batteri. “Inoltre, le nanofibre potrebbero essere utilizzate come impalcatura per la rigenerazione dei tessuti, in quanto imitano la matrice extracellulare, una rete di proteine e altre molecole che le cellule costruiscono per sostenersi” ha aggiunto il professor Williams.
Il tessuto a base di nanospaghetti creato dai ricercatori dell'UCL / Credit: UCL
Per produrre i nuovi sottilissimi spaghetti, oltre alla farina, il team dell’UCL ha utilizzato l’acido formico anziché l’acqua, perché “l’acido formico rompe le pile giganti di spirali (o eliche) che compongono l’amido, un passaggio essenziale per ottenere le nanofibre” hanno precisato i chimici, evidenziando inoltre che questo acido evapora durante la produzione dei nuovi nano-spaghetti.
Per i suoi creatori, il prossimo passo sarà quello di studiare le proprietà di questo nuovo prodotto. “Vorremmo sapere, ad esempio, quanto velocemente si disintegra, come interagisce con le cellule e se è possibile produrlo su larga scala”.