L’Ungheria di Viktor Orbán ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare per Ilaria Salis. E’ la stessa eurodeputata italiana eletta con Avs ad annunciarlo.
"Non è una coincidenza – dice Salis – che la trasmissione della richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in Plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán. Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche”.
"Come ho già detto più volte – aggiunge l’eurodeputata - auspico che il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una ‘democrazia illiberale’ in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza”.
"In gioco – prosegue – non c'è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie. Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista”.
Poi l’appello: “Abbiamo già dimostrato cosa può la solidarietà. È tempo di mobilitarsi di nuovo, in nome dell’antifascismo, della democrazia e di una vera giustizia”.
L’iter della richiesta
È da giugno, all’indomani della scarcerazione dell’ex insegnante di Monza eletta poi con Avs, che l’Ungheria rivuole Salis. “L'autorità ungherese competente dovrebbe chiedere al Parlamento europeo la revoca dell'immunità”, aveva subito chiarito il capo di gabinetto Gergely Gulyás nelle stesse ore in cui all’antifascista italiana veniva tolto, in un appartamento di Budapest, il braccialetto elettronico che la liberava anche dai domiciliari.
Inizia ora un iter che passa dalle Commissioni e dall’ascolto dell’eurodeputata e che in un paio di mesi dovrebbe portare al voto in plenaria. «Spero e mi aspetto che il Parlamento si schieri a difesa dei diritti fondamentali, della presunzione di innocenza e del principio di proporzionalità», aveva dichiarato la neoletta Salis.
La vicenda Salis
L’eurodeputata era stata arrestata l’11 febbraio del 2023, accusata di aver partecipato al pestaggio di tre persone, tre militanti neonazisti, durante il Giorno dell’Onore, la manifestazione che a Budapest richiama ogni anno centinaia di nostalgici delle SS e, di contro, un corteo antifascista.
Salis aveva poi trascorso più di 15 mesi nella prigione ungherese di Gyorskocsi Utca, denunciando condizioni detentive inumane e degradanti. La sua battaglia personale era diventata un caso politico. Le immagini della prima udienza del processo – Salis portata in aula con mani e piedi legati e trainata al guinzaglio da un agente «come un cane», per usare le parole di suo padre Roberto – avevano fatto il giro del mondo.
Così Avs aveva deciso di candidarla alle elezioni europee, per tirarla fuori dal pozzo ungherese e garantirle un processo più equo. Grazie a quel successo elettorale, Ilaria Salis era stata liberata il 14 giugno scorso, era rientrata in Italia prima di volare a Strasburgo da eurodeputata.