In fuga dall’Ucraina in guerra, il giornalista si salva dall’ipotermia grazie alla sua gatta

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KIEV – Vladislav, il giornalista che scovava i corrotti ed era stato spedito per punizione in prima linea, si è salvato grazie a una gatta di quattro mesi senza cui non sarebbe mai riuscito a sopravvivere.

Sfruttando una licenza dopo essere stato ferito, ha tentato di fuggire in Romania ma è precipitato in una gola ghiacciata nei monti di Maramures. Quando i soccorritori romeni lo hanno finalmente trovato, dopo aver salvato altri due compagni di fuga, era in ipotermia: nella zona la temperatura era 10 gradi sotto lo zero, e lui era bloccato lì da ore. Da giorni non mangiava nulla, i soccorritori hanno pensato a un miracolo. Quando gli hanno slacciato la tuta hanno capito di quale genere di miracolo si trattasse: ci hanno trovato dentro la sua gattina, che con il suo calore gli ha permesso di sopravvivere.

Vladislav Duda è un giornalista scomodo, uno di quelli che in Ucraina non si sono trasformati in propagandisti ma hanno continuato a fare domande anche durante la legge marziale. A scavare nella corruzione, a scovare chi ci guazza. Sono così tanti e così potenti, in un Paese in cui è un male endemico, che alla fine qualcuno se l’è tolto dai piedi nel modo più semplice: con un biglietto di sola andata in prima linea. Vladislav, che la guerra non aveva nessuna intenzione di combatterla, ci è rimasto un anno tra le trincee e le cannonate. Poi lo hanno ferito, e finalmente si è guadagnato la convalescenza a casa, nella sua Kharkiv.

È allora che ha deciso di fuggire. Di disertare e scappare all’estero come migliaia di altri ucraini poco attratti dalle fanfare di guerra. Ma è un tentativo disperato in cui molti trovano l'epilogo da cui hanno cercato di scappare: muoiono di freddo o di fame, annegati o precipitati nella natura meravigliosa quanto estrema dei Carpazi. Il Servizio di salvataggio minerario del Maramures, la regione romena in cui fuggiva Vladislav, dice che dal 2022 ha salvato 160 ucraini in fuga; ma 16 li ha trovati morti, e chissà quanti altri sono spariti nel nulla.

Il Servizio di frontiera statale ucraino dice di avere registrato una cinquantina di casi di morte per il tentativo di varco illegale della frontiera: gli ultimi tre li hanno salvati per un pelo dalle acque ghiacciate del Tibisco, in cui avevano azzardato di traversare perché l’acqua era “profonda solo fino alle ginocchia”. La corrente in rapida li ha trascinati via, sono rimasti aggrappati a un tronco fino a quando le guardie non li hanno riacciuffati.

Ma torniamo a Vladislav e alla sua Persik, “pesca”, il nome che le è stato dato per il colore del suo pelo. Quando gli hanno detto che l’unica possibilità per non tornare al fronte dopo la licenza era fuggire in Romania, si è studiato le rotte e si è iscritto a un canale ucraino da cui si possono scaricare le mappe della zona di confine. Unica certezza: portare con sé la piccola Persik: “È come mia figlia”, ha raccontato ai soccorritori. Era la cucciola appena nata della ragazza con cui stava: quando lei lo aveva lasciato e aveva deciso di andarsene al sicuro in Polonia, gli aveva affidato la piccola Persik, e lui non voleva abbandonarla neppure di fronte a quel viaggio che sapeva difficilissimo.

Il primo tentativo lo aveva fatto in ottobre, ma c’erano troppe guardie a presidiare la frontiera. A novembre è tornato in zona e ha iniziato a scalare le montagne insieme a due compagni di diserzione. Il 28 novembre è partito da Bucha, dove si era rintanato: aveva previsto un viaggio di quattro giorni, gliene sono serviti 11 prima di essere salvato. Arrivati vicino al confine, i tre uomini e la gattina si sono addormentati in un rifugio per la notte. Il mattino successivo avrebbero voluto continuare il viaggio, ma un attimo di disattenzione è costato caro a Vladislav: è precipitato in un burrone profondo 400 metri in una zona impervia a 1.800 metri di altitudine, nella neve profonda che ha attutito la caduta ma è diventata una trappola.

Per sua fortuna gli altri due hanno continuato, e appena possibile hanno chiesto aiuto: ci sono volute 23 ore prima che i soccorritori riuscissero a salvarli recuperandoli con l’elicottero, poi le squadre sono scese a piedi in condizioni difficilissime nel precipizio per raggiungere Vladislav. “C'era così tanta neve che i piedi sprofondavano a ogni passo. È stata una missione molto difficile – ha raccontato Dan Benga, il responsabile della squadra, ai giornalisti romeni – e sicuramente quel gatto gli ha salvato la vita”.

“Era ghiacciato – racconta Vladislav - sono scivolato e precipitato. Era impossibile risalire, ero bloccato lì e ho tenuto la gattina in seno per riscaldarci. Se l’avessi lasciata a casa, oggi saremmo morti entrambi”. Per otto giorni sono rimasti sui monti in una traversata ancora più complessa di quanto avesse previsto, e gli ultimi quattro giorni le scorte di cibo era finite per entrambi. Affamato e quasi morto, Vladislav è stato curato dall’ipotermia in un ospedale di Valea Višeului, Persik ha ricevuto cure veterinarie: ora entrambi sono salvi: “Ho sverminato la gattina - racconta Mihai Mulea, il veterinario che se n’è presa cura mentre Vladislav era in ospedale – e le ho applicato il microchip, le ho dato un passaporto e ora potrà accompagnare Vladislav nella sua nuova vita. Si sono aiutati a vicenda, se non fossero stati insieme sarebbe stata la sua ultima notte”. La loro storia ha commosso persino i soccorritori: non solo li hanno salvati, hanno anche raccolto un po’ di soldi per aiutarli a ripartire.

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