A pochi giorni dal varo della manovra di bilancio e all'indomani del taglio dei tassi da parte della Bce, Italia con il fiato sospeso in attesa della prima tornata di giudizi da parte delle agenzie di rating internazionali sull'affidabilità del Paese e dei suoi titoli di stato.
I primi ad esprimersi in chiusura di settimana sono S&P Global Ratings e Fitch, mentre gli appuntamenti successivi sono fissati per il 25 ottobre con Dbrs e per il 22 novembre con Moody's. Al momento il giudizio sul debito italiano espresso da parte di S&P e di Fitch è a livello BBB con outlook stabile, ovvero una valutazione secondo cui l'emittente in questione ha un rischio moderato di default o di mancato pagamento dei suoi debiti. Le previsioni di esperti e trader parlano di una conferma del giudizio già espresso nella primavera scorsa. Ma non è escluso un innalzamento dell'outlook da stabile a positivo. A giudicare dall'andamento del differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, il clima generale lascia infatti presagire una maggiore fiducia rispetto al passato.
Prova ne è che lo spread tra Btp e Bund a 10 anni è sceso sotto i 118 punti base, ai minimi degli ultimi tre anni. Ma secondo gli analisti è da tenere in considerazione il fatto che le obbligazioni italiane hanno beneficiato anche del taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, con il mercato che sembra attendersi un allentamento più aggressivo in futuro.
All'indomani del taglio, tuttavia le Borse si mantengono caute: Milano ha chiuso in rialzo dello 0,47%, Parigi dello 0,39%, Francoforte dello 0,38% e Madrid dello 0,16%, mentre Londra ha ceduto lo -0,32%. E l'oro prosegue la sua corsa toccando nuovi record oltre quota 2.700 dollari sullo sfondo delle forti turbolenze geopolitiche.
La valutazione del nuovo rating da assegnare all'Italia si basa sull'esame dell'affidabilità dei conti pubblici alla luce della manovra appena varata dal governo Meloni. Ma anche sulla solidità dell'Italia alle prese con le incertezze del contesto internazionale, sia geopolitiche sia commerciali. Il rapporto tra debito e Pil è crollato dal 155% del 2020 al 134,8% del 2023, ma secondo i numeri contenuti nel Piano strutturale di bilancio il debito pubblico dell'Italia risalirà nei prossimi anni, crescendo fino a raggiungere il 137,8% del Pil nel 2026. E solo successivamente inizierà a scendere, fino a toccare il 134,9% nel 2029.
Tuttavia un aiuto ai conti pubblici arriverà certamente dal taglio dei tassi di interesse che renderà meno onerosi i costi di emissione. Sul voto delle agenzie potrebbe pesare anche la prudenza nella gestione dei conti più volte citata nelle intenzioni del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
Dopo Fitch e S&P, un altro appuntamento importante sarà quello di novembre quando aggiornerà il giudizio sui Btp anche Moody's: attualmente è l'agenzia che mantiene il rating più basso sui titoli italiani, al livello Baa3 e outlook stabile, il più basso tra i giudizi di "investment grade", ovvero a un passo dai titoli considerati spazzatura.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA