Il caso di Marco Patarnello continua a riempire il dibattito pubblico. Si parla della email, di cui ha dato conto ieri Il Tempo, del sostituto procuratore di Cassazione, esponente della corrente Magistratura democratica, il quale sostiene, nero su bianco, che Giorgia Meloni "è pericolosa", questo perché "agisce per visione politica e non per interesse personale". E ancora, afferma che Meloni sia "più pericolosa di Silvio Berlusconi" e che bisogna "porre rimedio" alla spaccatura che c'è in magistratura.
Parole che per ovvie ragioni hanno scatenato un polverone mediatico ma soprattutto politico. E sulla vicenda, ora, è intervenuto anche Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, il quale ha tagliato cortissimo: "Patarnello? Non dovrebbe più essere al suo posto, molto banalmente". Così il ministro dei Trasporti a margine della sigla dell'accordo sul Campus Bovisa Nord del Politecnico di Milano. E ancora, ha aggiunto: "Ci sono più di 9mila magistrati in Italia e la stragrande maggioranza fa liberamente e positivamente il loro lavoro". "Se c'è qualcuno che ha preso il Tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica ha sbagliato mestiere, molto semplicemente", ha picchiato durissimo Salvini.
Poi una battuta anche sullo stop ai centri in Albania, arrivato sempre dai giudici del Tribunale di Roma, e in generale sull'emergenza-immigrazione. "Sarebbe complicato spiegare che solo l'Italia non è in grado di allontanare i migranti clandestini per la scelta di alcuni giudici", ha risposto a chi gli ha chiesto se avesse intenzione di fare il governo dopo la vicenda del rimpatrio dei migranti dall'Albania. "L'immigrazione regolare, positiva, è un fattore di cui abbiamo bisogno. Quella irregolare e clandestina deve essere punita, limitata a allontanata come in tutto il mondo. Rispetto il lavoro degli altri, anche dei magistrati che hanno chiesto per me sei anni di carcere perché ho fatto il mio dovere e loro la pensano in modo diverso, ma difendere i confini di un Paese e allontanare le persone che commettono i reati, che non hanno i documenti a posto o delinquono, è il diritto di uno Stato. Lo fa tutto il mondo", ha rimarcato il leghista.
Infine, quando gli chiedono se è preoccupato per i possibili licenziamenti in Stellantis, risponde: "Sì, assolutamente. Faremo di tutto per impedirli, soprattutto perché sono tagli ipotizzati da chi ha decine di milioni di stipendio annuo". In merito al tavolo che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha intenzione di convocare per affrontare la situazione, Salvini ha sottolineato la necessità che l'azienda rispetti "i miliardi di euro che i contribuenti italiani hanno dato negli anni a quella che era Fiat e oggi Stellantis. Non puoi prendere miliardi e miliardi di euro di contributi pubblici e poi chiudere licenziare in Italia per scappare all'estero. Chiedo rispetto per quegli ingegneri e lavoratori che oggi sono in cassa integrazione", ha osservato. A chi gli chiedeva se parteciperà al tavolo, Salvini ha detto: "Io partecipo a tutti i tavoli a cui posso risolvere un problema. Certo, se l'attuale dirigenza di Stellantis ha la testa all'estero dopo aver preso i soldi in Italia è complicato ragionare con certa gente", ha concluso il vicepremier.