11 Dicembre 2024 22:09
I giudici del tribunale di Lucca hanno condannato sei persone per la morte della piccola Sofia, la 12enne di Parma che il 17 luglio 2019 morì in ospedale a seguito di un incidente avvenuto nella piscina di un bagno a Marina di Pietrasanta. Condannate sei persone per omicidio colposo aggravato, assolto uno dei bagnini. Il legale della famiglia della ragazzina: “Giustizia è fatta”.
Immagine di repertorio
I giudici del tribunale di Lucca hanno condannato sei persone per la morte della piccola Sofia, la 12enne di Parma che il 17 luglio 2019 morì in ospedale a seguito di un incidente avvenuto nella piscina di un bagno a Marina di Pietrasanta. “Giustizia è stata fatta”, è stato il commento dell’avvocato Stefano Grolla che ha difeso la famiglia della ragazzina.
Condannate per omicidio colposo aggravato dalla violazione del testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro a 4 anni di reclusione Simonetta e Elisabetta Cafissi, titolari dello stabilimento insieme ai rispettivi coniugi. I due uomini, Giampiero Livi e Mario Marchi, sono stati condannati a 3 anni e due mesi.
Sono stati ritenuti colpevoli anche il costruttore della piscina Enrico Lenzi e il bagnino Emanuele Fulceri, condannati rispettivamente a 4 anni e 2 anni e 3 mesi. Assolto, invece, l'altro bagnino di 21 anni, Thomas Bianchi, che lavorava al Texas da soli 20 giorni ed era presente al momento dell'incidente.
Come ricorda Il Resto del Carlino, la famiglia della 12enne aveva “perdonato“ con una lettera il ragazzo e si auspicava che “non pagasse per altri“. I giudici hanno anche stabilito delle provvisionali di 840mila euro da liquidare ai familiari in sede di risarcimento dei danni alle parti civili.
Secondo le ricostruzioni, i capelli della bambina, originaria di Parma ma che era in vacanza in Versilia con i genitori, rimasero impigliati in un bocchettone della piscina idromassaggio. La 12enne andò in arresto cardiaco e fu trasferita a Massa all’ospedale del cuore, dove morì pochi giorni dopo il ricovero.
Dopo la lettura della sentenza, il padre della ragazzina ha commentato dicendo: "Non cercavamo vendetta. Volevamo una sentenza che fosse esemplare, ma non per cattiveria ma perché spero che i titolari di impianti e produttori di tali strutture stiano più attenti perché hanno in mano la vita di tanta gente".