Olivia de Rothschild, a 22 anni guida la rivoluzione dei profumi Caron: “L’età non è un ostacolo. La Gen Z? Non è vero che siamo pigri, siamo attratti da ciò che ci stimola”

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Carismatica, decisa, visionaria. A soli 22 anni, Olivia De Rothschild ha già preso le redini di un’azienda storica francese, trasformando una passione familiare in una vera e propria missione: rinnovare il marchio Caron, simbolo della profumeria di lusso, mantenendo intatta la sua eredità e puntando su innovazione e sostenibilità. Erede di una storica dinastia europea che a partire dalla fine del XVIII secolo ha stabilito un impero bancario e finanziario, cresciuta tra i profumi e i racconti di un tempo, Olivia è l’esatto contrario degli stereotipi affibbiati alla sua generazione, la Gen Z: i suoi primi passi in azienda li ha mossi quando aveva solo 16 anni e, terminati gli studi universitari, si è subito buttata sul lavoro.

Capace di guardare al passato con rispetto e al futuro con determinazione, Olivia non si è fatta intimorire quando si è trovata direttore creativo del brand, a gestire persone più grandi e con più esperienza di lei: “No, non ho mai avuto paura. È vero, non ho fatto studi specifici nel campo della profumeria, ma trovo che i profumi siano qualcosa di profondamente legati all’essere umano. Ruotano attorno ai sensi, alle emozioni e a concetti di humanitas che vengono prima di ogni specializzazione. E poi, Caron ha sempre fatto parte della mia vita“, ci racconta Olivia con gli occhi accesi da una scintilla di passione. Tutto è iniziato con i profumi che sua madre e suo padre indossavano durante la sua infanzia: “Mia madre usava le ciprie, mio padre indossava Pour un homme, che tra l’altro è stato il primo profumo da uomo mai creato in Europa. Per noi era davvero una cosa di famiglia prima ancora che acquistassimo l’azienda”. Cresciuta con queste fragranze, la decisione di rilevare Caron non è stata solo un’opportunità di business, ma una questione di cuore: “Non c’è una persona in Francia che non abbia un parente o un amico che indossi Caron – spiega . Questo marchio fa parte della nostra società”.

Quando è entrata per la prima volta negli archivi di Caron, si è sentita come se avesse scoperto una “scatola magica”: “Avevamo tutto, gli archivi erano intatti. Mi sono immersa in una storia incredibile, e mi è stato chiaro che il futuro di Caron doveva partire da lì. Nonostante quest’anno compia 120 anni, questo brand è straordinariamente moderno: penso alle cartine di riso degli anni ’50 struccare il viso o al primo profumo ricaricabile degli anni ’80. È così facile lavorare con un’eredità del genere”. Ma cosa significa essere direttrice creativa di un brand di profumi? Olivia non è infatti direttamente coinvolta nella creazione delle fragranze, appannaggio dei ‘nasi’ della maison, ma il suo ruolo è altrettanto cruciale: “Io creo l’ispirazione, la storia che rende magico ogni profumo. Mi piace pensare che il profumo nasca da una storia o, in alcuni casi, che la storia nasca dal profumo. Entrambi i processi sono stimolanti, perché mi permettono di esplorare mondi nuovi e arricchire il mio bagaglio personale”.

Per lei, la creazione di una fragranza non è mai solo una questione estetica, ma un processo che coinvolge emozioni e ricordi: “Ogni profumo che creiamo ha una sua personalità. Alcuni evocano la giovinezza, altri l’intellettualismo. Per me, il profumo non è solo un modo per sedurre, ma un’espressione autentica di sé stessi. È un modo per vivere ogni giorno in modo diverso”. Questa sua filosofia si riflette anche nel modo in cui gestisce il marchio: “Caron non è solo una fragranza, è un insieme di valori: avanguardia, modernità, audacia. Non voglio che il marchio sia percepito come una semplice forma di lusso, ma come un simbolo di creatività e innovazione. La profumeria, come la moda, è spesso accusata di promuovere standard di bellezza stereotipati e irrealistici, ma detesto l’idea di sessualizzare un profumo o farne un baluardo del glamour”.

In tal senso il suo impegno è coniugare l’eco-responsabilità con la tradizione: “Abbiamo lavorato con l’UEBT (Union for Ethical BioTrade) per garantire che il legno di oud utilizzato per il nuovo profumo Oud Excelsa fosse prodotto in modo sostenibile. Siamo in fase di certificazione affinché questo legno sia il primo ad essere eco-responsabile. È una sfida, ma è fondamentale”. Per Olivia, la sostenibilità non è solo una moda, ma un valore intrinseco che deve permeare ogni aspetto della creazione di una fragranza: “Non si tratta solo di ingredienti, ma di trovare produttori etici, di rispettare le comunità locali e di non sovra-sfruttare il suolo. La sostenibilità si presenta in molte forme: nel nostro caso, preferiamo anche ricreare gli odori con ingredienti di provenienza europea, piuttosto che sfruttare terre lontane”.

Un’altra sfida che Olivia ha abbracciato con entusiasmo è quella di coinvolgere le nuove generazioni: “Le giovani generazioni sono molto più sensibili ai messaggi e ai significati dietro un profumo. Chi ama i profumi di nicchia li sceglie per esprimere qualcosa di personale” spiega. Tuttavia, la giovane imprenditrice sa che c’è ancora molto lavoro da fare: “Caron è marchio di lusso e sono consapevole che non sia accessibile a tutti. Ma so anche che i giovani di oggi stanno diventando sempre più consapevoli riguardo ai loro acquisti: lo sono con la moda, opponendosi al fast fashion, ma anche in altri ambiti. Quindi è nostra responsabilità educarli, far loro capire che un profumo può raccontare una storia, proprio come un libro o un’opera d’arte. Credo che la mia generazione sia molto più dinamica e curiosa rispetto alle precedenti, e questo si riflette anche nella scelta dei profumi. Gli stereotipi? La verità è che è fortemente motivata dagli interessi personali. Basta guardare come funzionano i social media e i loro algoritmi: siamo attratti da ciò che ci stimola. Se offri qualcosa di interessante a qualcuno della mia generazione, quella persona darà il 100%, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Poi certo, ha confini ben precisi tra lavoro e vita privata: non rispondiamo al telefono dopo le 19 e non lavoriamo nel weekend. Non lo facciamo per pigrizia, ma perché crediamo nell’efficienza e nel rispetto del tempo libero. Un 22enne in una posizione junior non trarrà benefici dagli straordinari, se non quelli economici. In Francia e in Italia, restare in ufficio fino a tardi è ancora visto come un segno di dedizione: io la considero una forma di inefficienza. Se un’azienda è ben strutturata, il lavoro dovrebbe essere completato entro l’orario lavorativo”.

Nonostante l’enorme responsabilità per i suoi 22 anni, non si lascia scoraggiare dal peso dell’eredità di Caron e dalla sua giovane età. Anzi, lo considera una fonte di forza: “Sono consapevole di essere qui grazie alla mia famiglia, che mi ha trasmesso i valori che oggi mi guidano nel lavoro. Sono fortunata a fare ciò che amo e sono circondata da persone che credono nella mia visione. Penso che l’età non sia un ostacolo, anzi, la mia mancanza di specializzazione mi ha permesso di vedere le cose in modo diverso”. Alla fine dell’intervista, Olivia condivide un consiglio che riflette perfettamente la sua filosofia di vita: “Non ascoltate troppo gli altri. Fidatevi del vostro istinto e non abbiate paura di sbagliare. Se colpisci un muro, almeno avrai imparato qualcosa da solo”.

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