Milano — Seicento agenti in più per Milano da gennaio. È la promessa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al termine di due ore di vertice in Prefettura per discutere dei fatti del Corvetto, il quartiere dove la tensione è ancora alta. Viveva qui Ramy Elgaml, 19 anni, morto nella notte tra sabato e domenica: era in sella alla moto guidata dal suo amico Fares (ancora in ospedale), scappavano a tutta velocità dai carabinieri perché non si erano fermati all’alt, e hanno perso il controllo dello scooter durante l’inseguimento.
Ora le scritte con i loro nomi riempiono le facciate dei palazzi popolari, assieme all’annuncio di una fiaccolata per domani per chiedere «verità» sulla tragedia. S’indaga per capire se c’è stato un contatto tra la macchina e la moto. Nei giorni scorsi è scoppiata la rivolta.
Per il ministro «non si può dire che Milano sia una città fuori controllo, anche se ogni segnale non va sottovalutato». Sottolinea per due volte un paio di dati. Il primo è che l’area metropolitana del capoluogo lombardo «registra il doppio della media nazionale di presenza di cittadini immigrati». Il secondo, che sempre «gli immigrati» sono autori del 65% dei reati. «Non perché ci sia l’immigrato che ha una vocazione quasi naturale a commettere reati — l’immediato chiarimento — ma perché sono fasce di società che vanno ad alimentare la maggiore possibilità di emarginazione». E poi, pensando al Corvetto: «Chi immagina che l’integrazione passi semplicemente attraverso il rilascio di un foglio di carta, di un permesso di soggiorno, sbaglia».
Il sindaco Giuseppe Sala accoglie l’arrivo di nuove divise ma avverte: «Se la destra pensa che sia sufficiente lavorare di repressione, non posso essere d’accordo». Il ministro Salvini dice che la città è insicura. «Innanzitutto le statistiche sono improprie. E non serve a nulla continuare a crocifiggere questa città, che sta facendo uno sforzo grande per garantire un modello. Con le battute non andiamo da nessuna parte», conclude, precisando che «non sono qui a difendere la mia azione o a dire che va tutto bene».
Sull’incidente che è costato la vita a Ramy e incendiato gli animi nel quartiere, emerge intanto un verbale con la ricostruzione dei fatti secondo il punto di vista dei carabinieri intervenuti quella notte, che escludono un tamponamento. «Il conducente del motociclo — scrivono — scivolava scarrocciando a velocità sostenuta sul marciapiede, sino a impattare prima con il palo semaforico pedonale e terminando la sua corsa contro un’aiuola lì presente».