ROMA – “Un condonaccio”. Antonio Misiani, senatore pd e responsabile economico del partito, attacca il governo sulla riapertura del concordato biennale dopo il flop del primo atto. Un’operazione anticipata da Repubblica, poi confermata da fonti parlamentari, che secondo Misiani “fa pena, è la resa totale del fisco”. “Tra un po’ arriveranno al 2025, è un condonaccio all'italiana. Siamo al ridicolo. Secondo noi è già una pantomima tutta la vicenda del concordato fiscale, che è partito in un modo e ora siamo alla sbracatura totale con un pessimo condonaccio. Figuriamoci una riapertura dei termini. Si stanno accorgendo che –ragiona il senatore dem – le adesioni sono inferiori a quanto avevano previsto e corrono ai ripari. È una cosa penosa e dimostra la resa totale del fisco".
Misiani ha ricordato che "quando il viceministro Maurizio Leo è venuto in audizione in Parlamento, aveva smentito l'ipotesi di un allungamento dei termini". E ancora: "Ora aspettiamo di capire cosa c'è veramente e quante risorse verranno davvero dal concordato scaduto il 31 ottobre. Ma la sensazione è che sia il fallimento di una riforma fiscale partita con ambizioni enormi e finita un un condonaccio all'italiana".
L'ipotesi di una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale, all'indomani della scadenza dell'istituto il 31 ottobre, è vista con favore dal consiglio nazionale dei commercialisti, categoria professionale di intermediari protagonista del nuovo strumento ideato dal governo.
"Sicuramente – dice il presidente dei commercialisti italiani, Elbano de Nuccio – rappresenterebbe un'opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni" sulla possibilità, per le partite Iva, di trovare un'intesa col fisco e di versare la somma concordata. Così come costituirebbe una chance per ragionarci su per quanti "hanno aderito frettolosamente", conclude il vertice degli oltre 120.000 commercialisti italiani.