«Denunciare non vuol dire solo andare dalle forze dell’ordine, significa anche avere il coraggio di parlarne pubblicamente, chiedere supporto, sostenere il cambio culturale in atto». A dirlo è la deputata veneta Martina Semenzato, presidente della Commissione femminicidi della Camera, all’indomani del tavolo sulla violenza di genere di Noi moderati in cui ben sei donne, su tredici invitate, hanno raccontato di essere state loro stesse vittime di abusi. La circostanza è emersa proprio grazie a Semenzato, che ha un passato da imprenditrice. «Ma non mi va di chiamarlo Me too all’italiana», dice ricordando i casi più recenti, da Silvia Cestaro in Veneto a Francesca Ghio a Genova. È vero, sottolinea Semenzato, che gli episodi proliferano. Ma «non darei a queste voci, che si alzano dopo essere state a lungo soffocate, l’etichetta di un movimento. C’è solo voglia di raccontare le proprie ferite». La deputata cita poi un dato allarmante: il 62% delle donne vittime di violenza non è economicamente indipendente. «Tante non sanno che ci sono strumenti come il microcredito di libertà, la possibilità di sospendere un mutuo o di essere trasferite se si lavora in un’azienda pubblica». E in politica, quanto sono diffuse le molestie? «È una domanda cui non so rispondere. E uno dei punti d’inchiesta della commissione».
Semenzato: “Non è un movimento, ma c’è voglia di raccontare le proprie ferite”
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