Torna la Donna Jet. "Io, le mie paure e questa sciata felice"

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Intervista a Sofia Goggia. Miglior crono, la sua, nell'ultima prova della libera di Beaver Creek, a 11 mesi dal grave infortunio

Torna la Donna Jet. "Io, le mie paure e questa sciata felice"

Europa e America. Val D'Isere e Beaver Creek. Nel weekend la coppa del Mondo di sci si divide fra i due mondi. Gli azzurri degli slalom, rientrati dal Colorado con un nulla di fatto, tentano il riscatto sulle nevi francesi della Face du Bellevarde: gigante oggi (tv, 9.30 e 13 Eurosport), domani slalom (10 e 13). Le signore, invece, sono approdate a Beaver Creek, sulla Birds od Prey, pista maschia e tosta dove in rosa non si corre dal 2013: per molte delle sacerdotesse della valanga rosa vedi Bassino - questa suona come una prima sulle nevi del Colorado. Era il 29 novembre: in discesa dietro a Lara Gut (suo ieri il miglior tempo) e Tina Weirather chiuse terza l'indimenticata Elena Fanchini. Goggia finì fuori e 7ª in superG. Curtoni non partì. Saranno loro a firmare il rientro in pista dopo i gravi infortuni: per Elena alla schiena - out l'intera stagione -, per Sofia al piede, ai box da febbraio. Nell'ultima prova di ieri, con partenza abbassata, la Goggia si è messa davanti a tutte dopo il rodaggio nelle prime due sessioni. Oggi discesa, domani superG (diretta Rai 2 e Eurosport ore 19).

Sofia, come ha vissuto il mese americano di allenamento?

«Mi sono goduta l'Atalanta, sono andata sul toro meccanico, ho cucinato un tacchino spero memorabile per il Ringraziamento con le mie compagne e, insomma, la luce si è riaccesa».

Copper Mountain è stata la panacea?

«Qui c'è la tranquillità di cui abbiamo bisogno. Prima di partire avevo fatto solo alcuni giorni in Senales e a Soelden ed ero piena di dubbi».

Via il dolore, tornata la gioia?

«Ad ottobre, tolti i mezzi di sintesi che mi tenevano insieme il piede, vivevo solo di speranze. In Colorado ogni giorno è andato meglio. Prima abbiamo sciato solo il tratto breve della pista in quota. Poi ho sostenuto sessioni sempre più lunghe».

Ricetta riuscita, tacchino a parte?

«Lo dico sottovoce: ora mi pare che non sia successo nulla. Otto mesi senza sci pesano, ma non aver più dolore ha cancellato questa immensa odissea. Ad agosto ero a terra, a ottobre incerta, ora scio felice».

Quindi nel menù di Sofia per il 2025?

«Un passo, un morso alla volta. Comincio dalla velocità e da gennaio proverò anche il gigante per continuare il lavoro che ho ripresa da due anni. Ai Mondiali non penso».

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«Sono felice: lei ha bisogno dello sci per stare bene. La capisco, la aspetto. Sarebbe bello ancora un podio insieme».

Ma c'è un problema sicurezza: la morte di Matilde Lorenzi

«Una tragedia.

Bisogna che la Fis si chiarisca le idee: prendiamo la storia dell'airbag che diventa obbligatorio mentre le federazioni possono esonerare alcuni atleti dall'utilizzo. È ridicolo. Serve una riflessione seria, ma intanto sciamo».

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