5 Stelle flop in Liguria e Grillo non vota

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Pesante entrata a gamba tesa del fondatore del Movimento contro Conte: resta a casa e contribuisce a far sì che i pentastellati non raggiungano nemmeno il 5% alle regionali: il minimo storico assoluto nel territorio ligure

5 Stelle sempre più flop in Liguria e Grillo non va nemmeno a votare

In attesa di capire chi vincerà l'appassionante testa a testa tra Marco Bucci e Andrea Orlando per il ruolo di nuovo presidente della Regione Liguria, un elemento è già piuttosto certo: l'ennesimo flop del Movimento 5 Stelle. Niente traino positivo a favore dell'ex ministro del Partito Democratico da parte di Giuseppe Conte, al quale Beppe Grillo e i suoi più stretti accoliti hanno voltato le spalle. Basti pensare che, nel pieno della lotta intestina all'interno della comunità pentastellata - con l'attuale leader del M5s che ha annunciato il mancato rinnovo del contratto di consulenza da 300mila euro per il comico genovese - il (ormai quasi ex) garante ha deciso di non andare a votare.

Atteso dai giornalisti fino alle ore 15 al suo seggio, il comico, il fondatore dei 5 stelle, tra creuze e ulivi, non ha mai lasciato la propria villa d'epoca sulla collina di Sant'Ilario. La conferma è arrivata direttamente dalla presidente di seggio che lo attendeva all'Istituto agrario Bernardo Massano di Genova: "Non l'abbiamo visto". Una scelta che appare è molto di più che simbolica, tenendo conto che nell'occhio del ciclone per la guerra con Conte, Grillo ha deciso di "evaporare" sia come padre del Movimento sia anche come semplice elettore, consolidando la folta schiera degli astensionisti, che nella sua regione unica ha toccato il dato del 54,04% in Liguria.

In ogni caso un fatto è sicuro: elezione dopo elezione, i grillini (o i nuovi contiani che dir si voglia) continuano a perdere incessantemente pezzi. Nelle elezioni regionali sempre in Liguria nel 2015 (vero debutto come candidati in quell'ente territoriale) il partito "anti-sistema" nato esattamente quindici anni fa aveva ottenuto ben il 22,2%, quando la candidata governatrice Alice Salvatore aveva assolutamente ben figurato (24,8%) alle spalle dei due contendenti diretti Giovanni Toti (34,4%) e Raffaella Paita (24,8%), Cinque anni più tardi, quando si era già costruita l'alleanza con il Pd in sostegno del giornalista Ferruccio Sansa, registrò un pessimo 7,8%: che però è comunque superiore rispetto al 5% scarso di oggi. Senza dimenticare che alle ultime elezioni Europee (dove aveva raggiunto a livello nazionale il suo minimo storico) aveva comunque preso il 10,2%.

Risuonano come non mai sempre più potenti le recentissime parole di Grillo nell'ultimo videomessaggio pubblicato sul suo blog: "Da creatore del M5s rivendico il mio diritto alla sua estinzione", era la replica dopo l'intervento di Conte al teatro Politeama. Aggiungendo inoltre: "Ormai il Movimento non esiste più".

La prepotente entrata a gamba tesa nel voto è uno sgambetto all'ex presidente del Consiglio e a un intero partito che oramai non riesce più a lasciare una minima traccia dentro le schede elettorali. Per Grillo, il non voto odierno, si è rivelato un vero e proprio ritorno al "vaffa" a tutto e a tutti: il suo vero marchio di fabbrica.

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