“Abusi sessuali su una turista in un hotel di Roma”: condannato un receptionist. “Dopo l’aggressione ha chiesto un selfie”

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Giustizia & Impunità

 condannato un receptionist. “Dopo l’aggressione ha chiesto un selfie”

| 21 Ottobre 2024

Un 38enne di origini bengalesi è stato condannato per violenza sessuale ai danni di una turista che all’epoca dei fatti, nel 2016, aveva 24 anni. I fatti contestati ebbero luogo a Roma, in un hotel vicino alla stazione Termini. I giudici della quinta sezione penale del tribunale della capitale hanno concesso la sospensione condizionale della pena associata ad un percorso di recupero presso un’associazione, con cadenza bisettimanale per un anno. I pm avevano chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi.

La giovane turista, come ricostruisce il Messaggero, aveva prenotato un breve soggiorno nell’albergo vicino alla stazione. Dopo il check-in era tornata alla reception perché non soddisfatta della sistemazione. L’addetto all’accoglienza si mostra disponibile, asseconda la richiesta, trova un’altra stanza. I due cominciano a parlare, anche delle rispettive vite. All’inizio lei si mostra lusingata dalle attenzioni del giovane. Poi però lui va oltre, la abbraccia, la stringe: “Sentivo il suo alito sul collo” racconta la vittima, in una testimonianza ricordata in aula dal pm durante la requisitoria. A quel punto il dipendente dell’albergo chiude la stanza della reception, cerca di baciarla, le infila le mani sotto la maglietta, la palpeggia. Lei rimane “paralizzata” – reazione comune alle vittime di violenza sessuale – ma reagisce quando lui arriva agli slip. Lo respinge, lui torna all’attacco ma non riesce a vincere la sua resistenza. Alla fine pratica autoerotismo e le chiede di scattarsi un selfie. Lei lo asseconda e lui apre finalmente la porta. La ragazza torna in camera e aspetta il mattino: lascia le chiavi lontano dal banco dell’accoglienza e fugge di soppiatto. Il pubblico ministero in udienza ha definito il racconto “credibile e coerente”. L’avvocato dell’imputato ha parlato di “assoluta assenza di volontà di compiere abusi”. I giudici però non hanno accolto questa tesi.

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