L’aula di mediazione è una classe adibita alla risoluzione dei conflitti all’interno delle scuole medie e superiori. Alcuni ragazzi scelti diventano mediatori e aiutano i coetanei, ascoltandoli a comprendere quali sentimenti muovano le loro liti.
Intervista a Sara Dall’Armellina
Mediatrice e formatrice alla giustizia riparativa e alla mediazione umanistica
La mediazione penale e i dialoghi riparativi entrano nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, grazie a dei formatori che si occupano di insegnare ai ragazzi, ai loro genitori e agli insegnanti da cosa nasce un conflitto e come si risolve. Sara Dall’Armellina, mediatrice e formatrice alla giustizia riparativa e alla mediazione umanistica con gli altri membri dell’associazione La Voce ha dato vita a delle aule di mediazione all’interno delle scuole medie e superiori di Trieste, Pordenone, Treviso, Vittorio Veneto e Mogliano.
Nelle aule due o più ragazzi si trovano a riflettere sulle proprie emozioni che hanno dato vita allo scontro, aiutati dai mediatori, dei loro coetanei allenati all’ascolto attivo e non giudicante. “È emozionante vedere i ragazzi commuoversi e dire a quelli che sono i loro coetanei, che nessuno nella vita li aveva mai ascoltati così a lungo” ha raccontato l’esperta a Fanpage.it.
Sara Dall'Armellina (Mediatrice e formatrice alla giustizia riparativa e alla mediazione umanistica)
Un'aula per risolvere i litigi, vuole dirmi che i ragazzi hanno bisogno di imparare a litigare secondo lei?
No, hanno e abbiamo tutti bisogno di imparare come si ascolta, però.
Che ruolo hanno gli adulti nella mediazione che avviene tra gli studenti?
Noi esperti di mediazione umanistica entriamo nelle scuole e inizialmente ci rivolgiamo ad un gruppo misto di una quindicina di persone, composto da genitori, docenti e personale non docente. Questo perché i ragazzi sono nel corpo e nello spirito legno verde, sempre molto accoglienti nei confronti della nostra proposta, ma se non c’è però un gruppo di adulti che custodisce la proposta con responsabilità, rischiamo di esporli a delle fatiche, perché non è semplice cambiare lo sguardo rispetto a questi temi.
Come vengono scelti i ragazzi mediatori?
Noi iniziamo un percorso di sensibilizzazione sul tema in alcune classi, qui il gruppo classe, dopo le giuste ore di formazione, vota per stabilire quali compagni saranno i mediatori. I ragazzi votati esprimono la loro volontà di assumersi questo incarico e i loro genitori si rendono disponibili ad accompagnarli ai 10 incontri da 3 ore che i ragazzi faranno in orario extra-scolastico per preparasi bene. Appuntamenti a cui non possono mancare.
I ragazzi scelti diventano mediatori per i conflitti che si registrano nella loro classe?
No, i ragazzi fanno i mediatori per conflitti tra le persone che non conoscono, poi sviluppano ovviamente una propensione all’ascolto che li porta ad essere mediatori naturali in molti contesti e anche tra i loro amici. Nell’aula di mediazione si va come mediatori solo con ragazzi che non si conoscono, che non siano né compagni di classe, né di sport o di catechismo.
Come mai i ragazzi si rivolgono all’aula di mediazione?
I ragazzi si trovano a confrontarsi nell’aula di mediazione per due motivi, o perché hanno bisogno, per esempio, di risolvere un’incomprensione che hanno vissuto, oppure perché sono gli insegnanti che in alternativa a una sanzione disciplinare propongono ai ragazzi di rivolgersi all’aula di mediazione.
Chi trovano i ragazzi in aula di mediazione?
Due ragazzi mediatori ed un insegnante, che una volta al mese, dopo la formazione iniziale, si ritrovano per mantenere l’allenamento alla mediazione.
Come fanno i ragazzi a rivolgersi all’aula di mediazione?
Esiste una cassetta della posta, posizionata in un luogo appartato, in cui i ragazzi che pensano di dover beneficiare del servizio dell’aula di mediazione possono lasciare un foglietto con la loro richiesta. I ragazzi sono sempre liberi di accedere perché i loro genitori firmano una liberatoria con l’avvio del progetto, senza doverglielo per forza raccontare.
Poi cosa succede?
Innanzitutto viene invitato chi ha subito il danno e chi lo ha compiuto, ad un colloquio individuale in cui viene chiesto a ciascuno di raccontare l’accaduto. Il mediatore ascolta in maniera attiva, dunque fa un piccolo riassunto a fine racconto, sia per riepilogare quanto gli è stato detto, sia per far comprendere all’interlocutore che lo stava ascoltando davvero. Poi il mediatore aiuta il ragazzo a dare un nome alle emozioni che si nascondono dietro all’accaduto, cercando di capire cosa si trova sulla base dell’iceberg di cui la litigata è solo la punta.
A questo punto inizia il dibattito?
Sì, se i ragazzi si sono sentiti a loro agio durante questo primo incontro, vanno in mediazione con un incontro nell’aula apposita. Entrambi raccontano l’accaduto, danno voce alle proprie emozioni e cercano di immedesimarsi nell’altro. Poi i mediatori invitano i litiganti a riflettere sui valori, dal momento che nella mediazione umanistica c’è sempre l’idea che un conflitto non sia altro che la manifestazione di un valore ferito. L’ultima parte è quella di riparazione che porta i ragazzi a firmare un accordo, o in cui ciascuno chiede all’altro qualcosa che si aspetta da lui o in cui ognuno si impegna a far qualcosa per riparare il danno arrecato. Il documento viene siglato da tutti i presenti e diventa un promemoria da rivalutare dopo un po’ di tempo per capire se è stato rispettato.
Ci sono delle regole che devono essere rispettate nell’aula di mediazione?
Sì, i mediatori e chi entra nell’aula di mediazione devono rispettare 4 regole: innanzitutto devono ascoltare; in secondo luogo non giudicare, non devono dunque prendere le parti di nessuno; poi volontarietà, in qualsiasi momento se si vuole si può interrompere l’incontro e confidenzialità, qualsiasi cosa si dica rimane solo all'interno dell’aula.
L’aula di mediazione può prevenire fenomeni come il bullismo?
Io credo di sì, perché è sempre l'accumulo delle sofferenze che porta al conflitto e con la mediazione umanistica i ragazzi lo imparano. Quei 15 ragazzi formati diventano poi concime buono per tutta la classe e per tutta la scuola.
I ragazzi traggono beneficio dalla mediazione?
Sì certo, i ragazzi si commuovono molto, a me emoziona sentire dire loro: “Nessuno nella mia vita era stato in silenzio ad ascoltarmi per così tanto tempo”, anche perché hanno davanti dei loro coetanei.