Del Vecchio indagato nell’inchiesta sui dati rubati, il suo avvocato: “Nessun trojan nel telefono della fidanzata”

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22 Novembre 2024 20:09

“Il Troyan che non è stato mai messo nel telefono della compagna”: parla l’avvocato di Leonardo Maria Del Vecchio, indagato per concorso in accessi abusivi a sistema informatico nell’inchiesta della Procura di Milano sui dati rubati.

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Si difende Leonardo Maria Del Vecchio dalle accuse della Procura di Milano. Il rampollo dell'azienda di famiglia Luxottica era infatti finito nell'inchiesta sul dossieraggio, con l'accusa di essere entrato in accordo con uno degli hacker per monitorare il telefono della fidanzata inserendo un trojan, un virus-spia che poi non sarebbe stato installato. Ora l'avvocato che difende Del Vecchio, Maria Emanuela Mascalchi, tiene a precisare: "Leonardo Maria Del Vecchio, che ha chiesto di essere ascoltato dalla Procura, durante l’interrogatorio di ieri 21 novembre ha dimostrato di non aver mai voluto concorrere negli accessi abusivi, uniche incolpazioni che lo coinvolgono a titolo di concorso per ‘aver incaricato De Marzio ad acquisire informazioni' (condotta contestata nei capi di incolpazione)". Leonardo Maria Del Vecchio indagato per concorso in accessi abusivi a sistema informatico.

Poi sulla questione che riguarda il tentativo di inserire un trojan il legale ha precisato: "Riguardo le vicende relative al troyan, si è chiarito che tali fatti non sono contestati a Leonardo Maria Del Vecchio e non vengono contemplati nei capi di incolpazione nei suoi confronti. Riguardo le vicende del Troyan è accusato solamente Calamucci per aver creato un falso report per cercare di venderlo ad alto prezzo, il Troyan che non è stato mai messo nel telefono della Serfaty (la compagna di Del Vecchio)".

Ma era comparso dell'altro nella carte della Procura che l'avvocato precisa così: "Neanche i fatti del report falso sul fratello Claudio Del Vecchio sono oggetto di incolpazione nei confronti di Leonardo Maria Del Vecchio, reato di falso contestato solamente a Calamucci che riceveva in subappalto i lavori da De Marzio".

Infine: "Durante l’interrogatorio abbiamo dimostrato con prove documentali, acquisite dalla Procura, di aver pagato alla società Neys Agency di De Marzio, con la quale c‘era un contratto di consulenza “nel rispetto delle leggi”, con fatture acquisite per diverse centinaia di migliaia di euro, per servizi di Lo-ss-protection, incarichi leciti aventi ad oggetto attività di analisi reputazionali su potenziali controparti contrattuali, KYC, attività di adeguata verifica della controparte e cyber security".

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