Un emendamento al ddl Concorrenza propone di far entrare i più deboli nel più conveniente Servizio a tutele graduali. Ma le utility non ci stanno
Società elettriche in allarme per il ddl Concorrenza. In commissione Attività produttive della Camera entra nel vivo il voto degli emendamenti in vista del passaggio in Aula previsto per il 26 novembre prossimo. Una proposta di modifica, in particolare, ha messo in allarme le utility italiane. L’ha firmata Alberto Gusmeroli, deputato della Lega e presidente della stessa commissione, e mira a tutelare gli utenti.
Dopo la piena liberalizzazione del mercato, infatti, a partire dallo scorso luglio i clienti del servizio di maggior tutela che non hanno esercitato nessuna opzione di passaggio a un nuovo contratto sono diventati utenti delle società che si sono aggiudicate le aste area per area e a loro viene applicata la tariffa Stg (servizio a tutele graduali). Non tutti, però, sono “migrati”. Gli anziani over 75, i disabili cui si applica la legge 104, le persone in difficoltà economica (che accedono al bonus elettrico con l’Isee), le persone gravemente malate che necessitano di apparecchiature alimentate elettricamente per la sopravvivenza, coloro che vivono in abitazioni di fortuna a causa di eventi calamitosi e gli abitanti delle isole non interconnesse alla rete elettrica nazionale sono rimasti con il vecchio fornitore con il nuovo servizio di maggior tutela per i vulnerabili.
Nello scorso settembre, tuttavia, questi ultimi hanno ricevuto un’amara sorpresa. Le tariffe per i vulnerabili sono, infatti, meno convenienti di quelle applicate per l’Stg. Si stima che l’aggravio si aggiri attorno ai 120 euro annui con punte di 170 euro. L’emendamento Gusmeroli al ddl Concorrenza propone di consentire agli utenti vulnerabili, attualmente nel mercato libero o in maggior tutela, di accedere all’Stg. Questo passaggio, si spiega, permetterebbe loro di beneficiare di tariffe più basse, con un risparmio stimato di circa 113 euro all'anno a famiglia e un risparmio complessivo nazionale di oltre 1,3 miliardi di euro. La proposta include anche l'istituzione di un numero unico, gestito dallo Sportello del Consumatore Arera (l’Authority dell’Energia e delle Reti), per facilitare il passaggio e ridurre le barriere burocratiche per questi utenti.
Il dibattito è aperto, ma le società elettriche sono preoccupate. Si tratta di un aggravio che potrebbe avvicinarsi ai 2 miliardi di euro in tre anni. Non si tratta, infatti, di computare nel calcolo i circa 3,7 milioni di attuali clienti vulnerabili ma di estendere la portata del beneficio a circa 5 milioni di utenze considerati sia il trend demografico che la possibilità per i clienti del mercato libero di tornare sui propri passi. In pratica, ogni aggiudicatario potrebbe veder raddoppiare la propria clientela. A questo tipo di valutazione sistemica se ne deve aggiungere un’altra di natura “statistica”. Un cliente vulnerabile per sua natura è maggiormente “rischioso” in quanto la probabilità di insoluto è più elevata e il servizio non si può interrompere proprio per la sua funzione di utilità sociale.
Non è detto, però, che la misura determini un risparmio automatico. E questo per due ordini di motivi. Il primo è che le valutazioni economiche che hanno determinato le offerte nelle aste si basano esclusivamente sul numero di clienti aggiudicati area per area. Aumentare la platea – per altro con un incremento di ricavi che rischia di non essere proporzionale alla spesa sostenuta dal fornitore – significa creare uno squilibrio. In secondo luogo, occorre limitare il danno potenziale per società elettriche che hanno effettuato un investimento significativo. La controproposta delle utility si chiama, perciò, aumento del PCV (Prezzo Commercializzazione Vendita.
Si tratta di un importo fissato dall’Arera e fatturato in bolletta per chi è in regime di tutela a copertura dei costi fissi sostenuti dal fornitore per svolgere le attività di gestione commerciale dei clienti e il cui valore è indipendente dai consumi. Un eventuale accoglimento di questa tesi – a fronte della migrazione libera dei “tutelati” – comporterebbe per questi ultimi un risparmio inferiore alle attese. E per gli altri un probabile rincaro.