Bologna-Milan, un rinvio del Diavolo che inguaia i rossoneri: cosa rischiano adesso

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Leonardo Iannacci 27 ottobre 2024

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A questo punto ci si deve chiedere non “dove” si giocherà Bologna-Milan bensì “quando” si giocherà questa sfida rinviata ieri dopo l’inopinata ordinanza del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ha vietato l’utilizzo dello stadio Dall’Ara. Impianto che avrebbe dovuto ospitare la partita oggi alle 18 ma che, essendo nel quartiere bolognese martoriato dal maltempo, è stato giudicato dal primo cittadino inadatto all’evento. E però si disputeranno regolarmente, in città, sia l’evento pugilistico “Boxing Night” al palasport che “Auto e Moto d’Epoca” alla Fiera. Quando, appunto. Perché ieri pomeriggio la Lega Calcio, al termine di una giornata caotica e piena di sorprese, ha ufficializzato lo stop alla partita senza indicare la data in cui verrà recuperata. Il calendario è così fitto che trovare un buco libero è un’impresa.

Prima ipotesi: una data fra il 15 e il 22 dicembre, ovvero fra la 16esima e la 17esima giornata di A; oppure un mercoledì di febbraio se le due squadre non si qualificassero entrambi in Chamions o il 3 aprile anche se non sarebbero garantite le otto giornate di distanza tra andata e ritorno, previste dal regolamento. Il presidente di Lega, Casini, ha fatto una battuta: «Ci sarebbe il 25 dicembre...», ma poi ha punto Lepore: «Gli abbiamo chiesto di giocare oggi a porte chiuse ma non ha dato disponibilità». Se il recupero sarà a febbraio o aprile, il Milan non avrà soltanto un asterisco in classifica, ma due (così come il Bologna). Il 3 e il 6 infatti è impegnato nella Supercoppa italiana in Arabia Saudita e salterà già Como-Milan.

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Ricostruiamo i fatti che hanno portato al rinvio. Nella mattinata di ieri un incontro fra Lepore e la prefettura di Bologna ha chiuso a doppia mandata lo stadio bolognese, così la patata bollente è passata alla Lega Calcio, riunita a Milano che ha emesso il seguente comunicato ufficiale: «La Lega Serie A prende atto dell’Ordinanza del Sindaco di Bologna che non consente la disputa, neanche a porte chiuse, della gara Bologna-Milan dispone il rinvio a data da destinarsi».

Dopo lunghe discussioni si erano valutate due alternative: un campo neutro a Como o a Empoli, a porte chiuse. Soluzioni scartate per problemi logistici. Il rinvio è stata così l’unica scelta possibile, secondo la Lega ma non per Paolo Scaroni, il presidente del Milan che ha detto polemicamente: «Una decisione incomprensibile a mio parere, il sindaco di Bologna ha vietato la partita a porte chiuse. Non ho capito perché».

Più concavo il parere di Fenucci: «C’è una situazione di oggettiva difficoltà della zona dello stadio, dove ci sono stati anche dei crolli. C’erano situazioni oggettive che rendevano difficile la disputa della partita». Il Bologna aveva stabilito di versare metà dell’incasso della partita alle famiglie degli alluvionati e, se la partita si fosse disputata oggi in altro stadio, la società del presidente Joy Saputo avrebbe reso l’intero guadagno dei biglietti venduti e avrebbe dovuto addirittura rimborsarli.

Ancora Fenucci: «Mi sembra che il rinvio sia la scelta più saggia, anche perché consente di salvaguardare l'incasso della partita che in parte verrà devoluto alle popolazioni colpite. Giocare le partite a porte chiuse e senza pubblico credo che sia sempre una sconfitta per il movimento». Nel caos si è inserito anche il destino di Theo Hernandez e Tijjani Reijnders, squalificati per un turno e che avrebbero è dovuto scontare la pena contro il Bologna: salteranno, invece, la partita contro il Napoli. Campionato falsato?

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