Borsellino, un altro processo per depistaggio. A giudizio 4 poliziotti, per i pm mentirono durante il dibattimento

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Giustizia & Impunità

Borsellino, un altro processo per depistaggio. A giudizio 4 poliziotti, per i pm mentirono durante il dibattimento

| 15 Novembre 2024

Tutti a processo per depistaggio. Ci sarà un nuovo processo sulle indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta; Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina. Anche questa volta gli imputati sono poliziotti. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta David Salvucci, accogliendo così la richiesta del pm Maurizio Bonaccorso.

I poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, che facevano parte del gruppo investigativo Falcone e Borsellino che indagava sulle stragi mafiose del ’92, sono accusati dagli inquirenti di aver reso false dichiarazioni nel corso delle loro deposizioni in qualità di testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si era concluso, in secondo grado, con la prescrizione del reato di calunnia per i tre imputati. La prima udienza si terrà il prossimo 17 dicembre davanti al Tribunale di Caltanissetta. Il rinvio a giudizio per i 4 poliziotti è “per tutte le imputazioni loro ascritte”, ha detto il gup Salvucci leggendo il dispositivo.

Nell’ultima udienza i difensori dei quattro poliziotti avevano più volte ribadito che gli imputati “Non hanno mai depistato”, che “non hanno mai mentito al processo”, che “sono servitori dello Stato”, ma, soprattutto, che i poliziotti del gruppo investigativo Falcone e Borsellino erano “l’ultimo chiodo della ruota di un carro che muove qualcun altro…”. Davanti al gup avevano spiegato perché i poliziotti, tra di loro già in pensione, “non devono andare a processo”, come chiesto, invece, dalla procura. Per i quattro poliziotti, tutti in aula anche oggi, è stato chiesto il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”, o “in subordine, alla riqualificazione della condotta, in falsa testimonianza“.

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