Claudio Amendola ha raccontato la sua storia nel suo ultimo libro Ma non dovevate andà a Londra. E ha dedicato l'intera opera a sua madre, descritta come "indipendente e fuori dalle regole". Mamma Rita Savagnone ha influenzato la sua infanzia, trascinandolo con sé in un'avventura nei Paesi dell'Est Europa. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'attore descrive gli stati dell'ex Patto di Varsavia come un "paradiso perduto" di pari uguaglianza e pari opportunità che sua madre idolatrava. Ma oggi si è allontanato dalla politica.
Amendola, sul solco tracciato da George Best, ha confessato di aver sperperato i soldi in "alcol, donne e macchine veloci", senza alcuna preoccupazione per il domani. E per cibo e calcio: "Ogni giorno della mia vita sono stato in sovrappeso di tre o quattro chili - ha svelato l'attore -. Negli anni ’80 si andava allo stadio con le damigiane di vino e le teglie di pasta. Oggi non mi diverte più, vedere ragazzi così giovani con troppi soldi mi imbarazza".
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Ma la sua vita non è sempre stata rosa e fiori. L'attore ha sofferto di dipendenza da droghe pesanti. Come la cocaina, che lo ha tormentato per diversi anni. Poi la malattia del figlio lo ha costretto a trovare la forza per sconfiggere il suo lato oscuro. "Ero solo con lui e per un attimo non seppi cosa fare - ha raccontato Amendola -. L’attimo dopo mi sono detto: ora basta".