Ambiente & Veleni
di F. Q. | 18 Novembre 2024
“I costi dell’adattamento stanno schizzando per tutti, specialmente per i paesi in via di sviluppo. Potrebbero salire a 340 miliardi all’anno nel 2030, raggiungendo 565 miliardi all’anno nel 2050”. Lo ha detto il segretario esecutivo dell’agenzia dell’Onu per il cambiamento climatico, l’Unfccc, Simon Stiell, alla Cop29 di Baku.
Per l’adattamento al cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo “abbiamo bisogno di fiumi di denaro. Devono essere più facili nell’accesso, specialmente per i Paesi più vulnerabili, che spesso si trovano di fronte le barriere maggiori”. “Non possiamo ignorante l’elefante nella stanza dell’adattamento – ha concluso Stiell -: c’è un enorme gap finanziario che dobbiamo colmare”.
L’arrivo dei ministri – Comincia a Baku la seconda e ultima settimana della Cop29, la conferenza annuale dell’Onu sul clima. Oggi è la giornata di sviluppo umano, bambini e giovani, salute, educazione. Dopo la prima settimana di negoziati condotti dagli sherpa, oggi nella capitale azera cominciano ad arrivare i ministri dell’Ambiente e dell’Energia, per concludere le trattative a livello politico. In serata arriverà il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. La chiusura della conferenza è prevista per venerdì 22.
La richiesta: 1.300 miliardi per i Paesi vulnerabili – I temi principali del negoziato sono due: finanza climatica (il più importante) e mercato del carbonio. Per la finanza climatica, l’obiettivo è aggiornare il fondo da 100 miliardi all’anno di aiuti ai Paesi vulnerabili contro il cambiamento climatico, previsto dall’Accordo di Parigi e in scadenza nel 2025. I paesi in via di sviluppo chiedono almeno 1300 miliardi all’anno in aiuti a fondo perduto o prestiti a tasso agevolato, i Paesi donatori offrono molto meno e vogliono criteri precisi per scegliere e controllare gli investimenti.
Il G20 di Rio – La trattativa è ancora in alto mare. Più avanti è invece il negoziato sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, cioè l’istituzione di un mercato internazionale delle emissioni di Co2, come l’Ets europeo. Da Baku si guarda con grande attenzione al G20 di Rio de Janeiro, che si ap
re oggi. I Paesi del G20 rappresentano circa l’85% dell’economia globale, e possono dare quell’impulso politico sulla finanza climatica che è necessario per non far fallire la Cop.
La conferenza oggi guarda anche a Parigi: qui si discuterà la proposta di tagliare la spesa pubblica internazionale dei Paesi Ocse per progetti di combustibili fossili attraverso le agenzie di credito all’esportazione.