Di Christian Raimo non condivido le parole, ma più che di censura parlerei di ‘intimidazione’ pubblica

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Alex Corlazzoli

Alex Corlazzoli

Maestro e giornalista

Scuola - 8 Novembre 2024

Di Christian Raimo non condivido le parole, ma più che di censura parlerei di ‘intimidazione’ pubblica

Non condivido una sola delle parole pronunciate da Christian Raimo contro il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara; ma l’uso dello strumento del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici per punire il professore non è solo una censura, bensì una sorta di “intimidazione” pubblica che ha degli effetti nella vita di ogni docente.

Partiamo dalle parole di Raimo (che gli sono costate la sospensione per tre mesi dall’insegnamento, con una decurtazione del 50% dello stipendio) pronunciate alla festa nazionale di Alleanza Verdi-Sinistra: “Valditara pensa non solo che gli studenti siano capitale umano, ma pensa che il ruolo fondamentale dell’educazione sia il liberismo. Quando ci ritroviamo le linee nuove sull’educazione civica e si parla di patria penso che se parlo di patria ad un mio studente di 16 anni mi ride in faccia. (…) Chiaramente, Valditara, è fuori dalla storia perché la cultura del lavoro ci sta a cuore se con questa ci troviamo un ripensamento della nostra vita, delle relazioni con le altre persone. Per non parlare dell’educazione all’affettività dove tra le tante figure di merda di Valditara c’è quella del comitato Amadori, ove non si è fatto nulla. E’ vero che l’ideologia di Valditara è comune ad un bel pezzo di classe dirigente, ma la buona notizia è che la scuola andrà comunque meglio… ma da un punto di vista politico è giusto che Valditara vada colpito perché è un bersaglio debole e riassume tante debolezze di questo governo. Va fatta una manifestazione non per la scuola ma contro Valditara perché dentro la sua ideologia c’è il peggio: la cialtronaggine, la recrudescenza dell’educazione, un classismo, un evidente abilismo, il sessismo. C’è tutto. E’ vero che lui non è l’avversario ma va colpito come la Morte nera di Star Wars. Lui si pone come essa e non è difficile colpirlo perché tutto quel che dice è arrogante, cialtrone, lurido”.

Parole che il ministro può ritenere non rispettose ma che l’inquilino di viale Trastevere avrebbe potuto perseguire attraverso una denuncia, con l’intervento di un terzo che avrebbe giudicato Raimo in maniera indipendente. Nel nostro Paese esiste, invece, un Codice di comportamento dei dipendenti pubblici che sostanzialmente “controlla” ogni presa di posizione pubblica e tutela a senso unico chi governa, indipendentemente che si tratti di destra, sinistra o centro. Se a dire ciò che ha espresso Raimo fosse stato Paolo Crepet o Daniele Novara è chiaro che – non essendo dipendenti pubblici – avrebbero rischiato molto meno o nulla.

Nel Codice si cita che il dipendente “evita comportamenti che possano ostacolare il corretto agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione”. Il codice dice “salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione o che possano nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”.
E se non bastasse nel luglio 2023 proprio questo governo è intervenuto per mettere definitivamente il bavaglio ai dipendenti pubblici. Presidi, maestri, professori, dirigenti amministrativi, collaboratori scolastici (così come tutti gli impiegati dello Stato) dal 14 luglio non possono più fare un commento, esprimere un’opinione su Facebook, su Twitter, su Instagram o su qualunque altro social media. Banditi, insomma, pareri e considerazioni “che possano nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”.

Ora che hanno colpito Raimo, candidato con Avs, la Sinistra si indigna; ma fino a ieri nessuno aveva detto nulla e tutto ciò era scritto in un documento pubblico – come se fosse normale vivere in un Paese così. E’ chiaro che sulla carta non vi è un intervento ufficiale del ministro, ma dell’Ufficio procedimenti disciplinari attivo presso ogni direzione scolastica regionale, che è competente delle erogazioni che vanno dalla sospensione al licenziamento. Tuttavia, i direttori Usr rispondono direttamente al vertice, tant’è che da esso sono nominati. Insomma, il “sistema” funziona perfettamente.

Ma il risultato sarà solo uno: la riduzione fino alla scomparsa della partecipazione alla discussione politica sulla scuola da parte di ogni cittadino. La tutela di un’oligarchia sarà pagata da tutti com’è accaduto con lo sciopero e il voto.

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