Dieci fatti dietro le parole di Musk. Perché “c’è una parte di ragione anche in chi ha torto”

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Angelo Cannatà

Angelo Cannatà

Docente di Storia e Filosofia

Politica - 16 Novembre 2024

Dieci fatti dietro le parole di Musk. Perché “c’è una parte di ragione anche in chi ha torto”

Formidabile Erasmo. Compito di un intellettuale, diceva, è vedere l’errore presente (anche) in chi ha ragione “e la parte di ragione che c’è in chi ha torto”. Un principio utile, oggi, per capire qualcosa di più delle polemiche in corso sulle dichiarazioni di Elon Musk.

Com’è noto l’imprenditore miliardario americano ha commentato su “X” il caso dei giudici italiani che non hanno convalidato il trasferimento dei migranti in Albania: “Se ne devono andare”. Subito le opposizioni hanno chiesto al Presidente del Consiglio di difendere l’Italia e l’autonomia della magistratura; Salvini ha detto che ha ragione Musk; Meloni ha taciuto a lungo. Insomma, è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica – “L’Italia sa badare a se stessa” – per sentire una parola di chiarezza. Poi, dopo l’intervento di Mattarella, che, ricordiamo, è anche presidente del CSM, Meloni ha telefonato a Musk (“Non mi mettere in difficoltà”), ha “ascoltato” le parole del Capo dello Stato, e il plurimiliardario ha dichiarato di stimare Mattarella ma di sentirsi libero di esprimere la sua opinione.

Questi i fatti. Ma vediamoli più da vicino per capire cosa, davvero, ci dicono.

1. Dicono anzitutto (ma non è il dato più importante) che la libertà di parola la si invoca strumentalmente – da destra e da sinistra – quando torna comodo alla propria parte. Molti i casi in cui dall’estero sono arrivati giudizi (da politici, attori, imprenditori) favorevoli ai progressisti o ai conservatori, e, sempre, la parte gratificata ha applaudito, quella bacchettata ha gridato all’ingerenza. Scambiandosi continuamente i ruoli. Ridicolo.

2. Indicano che, al di là delle chiacchiere di superficie, c’è un interesse degli Stati Uniti verso l’Italia (altro che isolazionismo!). Musk, intervenendo sui giudici, dà man forte a Meloni e mostra che l’amministrazione americana, in cui s’appresta ad avere un ruolo centrale (anzi: l’ha già), punta su “Giorgia” per inserire un cuneo nella politica europea.

3. Dicono che avere un Presidente della Repubblica, difensore imparziale della Costituzione (interviene contro destra e sinistra quando lo ritiene opportuno) è garanzia democratica per il Paese. Ergo (ecco un corollario importante): il Premierato forte, che intacca – eccome! – i poteri del Presidente della Repubblica, va fermato.

4. Significano, i fatti di cui parliamo, che il nazionalismo alla Salvini (prima l’Italia e gli italiani) è un inganno per gonzi. Perché nello stesso tempo a) si dichiara (ancora) difensore del Nord e autonomista; b) è pronto a seguire pedestremente il volere di Trump. Nazionalista, autonomista, trumpiano: un coacervo di contraddizioni.

5. Mostrano che la vera difesa del nostro Paese, oggi, si gioca in Europa; ovvero: che non si combatte l’egemonia di Trump o della Russia o della Cina, restando nel chiuso dei confini nazionali. Sono potenze troppo grandi per un piccolo Stato.

6. Provano, le polemiche odierne, che urge un nuovo rapporto con gli Stati Uniti. Un rapporto che non può non porsi a livello europeo. Cacciari ne parla da tempo e con ragione: se non si cede sovranità all’Unione europea, non c’è partita nel confronto con potenze che operano sullo scacchiere mondiale. Invece, non si fa che portare in Europa beghe nazionalistiche (come si vede in queste ore).

7. Per tornare a Musk: le parole contro i magistrati (“l’autarchia dei non eletti”) dicono che gli sfugge – o fa finta di non conoscere – la differenza tra sistema giudiziario italiano e statunitense. Ripeto: sbaglia, e ha fatto bene Mattarella a dire che l’Italia sa badare a se stessa. Ciò detto, ogni esternazione è legittima anche se errata. Non si gridi allo scandalo per le sue opinioni sull’Italia. Quante volte ci pronunciamo noi sull’America, la Cina, la Russia? In ogni caso (vedremo) contano i fatti e le scelte di governi e partiti.

8. Le scelte dei partiti e la coerenza: ecco un altro punto dolente (perché poi, alla fine, tutto si tiene): davvero la vuotezza e l’ipocrisia e l’inconsistenza di troppe dichiarazioni – e i silenzi su temi cruciali – non c’entrano nulla con la fuga dalle urne di tanti elettori e la vittoria delle destre?

9. E ancora (sui partiti): qualcuno sa dire cosa vuole, davvero, il Pd? La destra detta l’agenda e il Partito democratico si limita a indignarsi contro questa o quella scelta nei salotti televisivi. Assurdo.

10. Infine: il mondo sta andando a destra. Per combattere la restaurazione bisogna avere programmi e visione e saperli trasmettere. La sinistra lo sta facendo? Non c’è un progetto, un’idea coinvolgente: non si vedono “le ragioni della sinistra”, per dirla con parole che mi sono care, non c’è una politica di “giustizia e libertà”: si dibatte sulle parole di un miliardario, ecco, ma sui problemi del Paese (la scuola, la sanità, il lavoro, la povertà) non c’è un progetto alternativo alla destra: la democrazia o è presa sul serio o non è. L’Italia è nel caos e molti, sfiduciati, non vanno a votare. Sbagliano. Ma la sinistra che alternativa propone?

Possiamo prendercela con chi s’è stufato delle parole, dei bla bla, della vuota retorica? Possiamo prendercela con chi, per stanchezza, diserta le urne? Sbaglia, certo. E favorisce la destra. Ma dice bene Erasmo: bisogna saper vedere anche “la parte di ragione che c’è in chi ha torto”.

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