Donatella Tesei in Umbria ha funzionato? Ho guardato i dati e voglio spiegarvi le criticità

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Gianfranco Mascia

Gianfranco Mascia

Ecologista, scrittore e blogger

Politica - 15 Novembre 2024

Donatella Tesei in Umbria ha funzionato? Ho guardato i dati e voglio spiegarvi le criticità

Donatella Tesei, in Umbria, ha funzionato? Per capirlo ecco la mia analisi approfondita dei limiti dell’amministrazione di centro-destra in Umbria, evidenziando dati economici, demografici e sanitari per comprendere le criticità della sua gestione.

– L’economia e l’aumento della povertà

Alla vigilia della sua elezione, Tesei aveva promesso un rilancio dell’economia puntando sulle imprese come motore di crescita. Tuttavia, i dati indicano una realtà differente: nel 2022, la povertà è aumentata, passando dall’11,5% al 12,5% della popolazione. Questo si è verificato nonostante una lieve riduzione della disoccupazione. A livello nazionale, invece, si è registrato un miglioramento nel tasso di povertà, sceso al 14% dal 14,6%. Anche il reddito disponibile e il Pil regionale hanno segnato aumenti inferiori rispetto alla media nazionale, evidenziando un rallentamento nel miglioramento delle condizioni di vita. In questo contesto, l’attenzione esclusiva per le imprese private si è rivelata insufficiente per migliorare il benessere economico diffuso.

– Demografia in calo e limitata attrattività

L’Umbria ha visto una contrazione della popolazione del 2,2% tra il 2019 e il 2024, la peggiore tra le regioni del Centro-Nord. Questo esodo demografico non solo contraddice la visione di Tesei di un’Umbria attrattiva, ma evidenzia anche una mancanza di infrastrutture sociali e economiche capaci di trattenere e attrarre nuove generazioni. Il ridotto valore aggiunto e salari inferiori alla media italiana rendono difficile la crescita economica e incentivano l’emigrazione, contribuendo a un circolo vizioso che mina il futuro della regione.

– Sanità in crisi e riduzione dei servizi

La gestione della sanità sotto la giunta Tesei è emblematica di una visione che privilegia il ruolo dell’impresa anche in settori essenziali come la salute pubblica. Un esempio chiave è l’aumento della mobilità passiva, con sempre più umbri costretti a curarsi fuori regione, aggravando i costi sanitari locali. Secondo la Fondazione Gimbe, il 9,2% degli umbri ha rinunciato alle cure per difficoltà di accesso, un dato significativamente peggiore rispetto alla media nazionale del 7,1%. Inoltre, la regione ha subito una riduzione del 14% dei medici di famiglia, contro una media nazionale dell’11%, dimostrando una crisi anche nell’accesso ai servizi di base.

– Criticità nelle infrastrutture e progetti non supportati dai dati

Le scelte infrastrutturali della Giunta regionale si sono orientate verso opere simboliche, come il Nodo di Perugia, con costi previsti in continua ascesa e che non risolverebbe i problemi di traffico. La stessa previsione di una riduzione della mobilità del 3,6% entro il 2030, secondo l’Isfort, rende il progetto anacronistico e sproporzionato rispetto alle necessità.

– Rifiuti: una pianificazione anacronistica

Infine, il piano per l’inceneritore evidenzia una gestione che non ha saputo adeguarsi ai dati attuali. Sebbene fossero disponibili alternative di gestione dei rifiuti più sostenibili, la giunta ha scelto una struttura la cui utilità potrebbe già essere superata dalla riduzione dei rifiuti. Nel 2022, infatti, sono state prodotte 442 mila tonnellate di rifiuti, meno delle 451 mila previste, dimostrando che le proiezioni iniziali erano errate.

– Trasporti ferroviari, una gestione delle priorità nelle tracce orarie

In Italia l’assegnazione delle tracce orarie segue criteri chiari per sfruttare al meglio la capacità ferroviaria e rispondere ai diversi bisogni di mobilità. I servizi prioritari sono i trasporti internazionali, seguiti dai servizi pubblici essenziali per la mobilità locale, garantiti da contratti con Stato o Regioni, e infine l’alta velocità e il trasporto merci su linee dedicate. Durante le ore di punta (6:00-9:00 e 17:00-20:00), si devono favorire i treni per pendolari, riducendo l’impatto sul traffico locale.

Purtroppo, però, la saturazione di infrastrutture chiave come la linea Roma-Firenze Direttissima e la stazione di Roma Termini crea disagi per i treni regionali, spesso sacrificati per dare spazio ai treni a lunga percorrenza. Questo penalizza la mobilità degli umbri, violando il contratto di servizio Trenitalia-Regione Umbria. Una questione rilevante per l’Assessore Melasecche, che avrebbe potuto negoziare per assegnare ai treni umbri binari più accessibili rispetto ai penalizzanti 1 est e 2 est, migliorando l’esperienza dei viaggiatori regionali.

Questi esempi delineano una politica regionale caratterizzata da una visione rigida, centrata sull’impresa privata come unica leva di sviluppo. La sfida per la futura amministrazione è liberarsi dai dogmi di una “religione” dell’impresa per abbracciare politiche più pragmatiche e integrate, in grado di valorizzare le risorse pubbliche e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva.

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