Ergastolo confermato per il "trio criminale" che uccise la vigilessa di Temù

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In appello è stato confermata la massima pena per Mirto Milani, Silvia e Paola Zani, ritenuti colpevoli per l’omicidio di Laura Ziliani

Ergastolo confermato per il "trio criminale" che uccise la vigilessa di Temù

A poco meno di un anno dalla sentenza di primo grado per l’omicidio di Laura Ziliani, arriva la sentenza d’appello per i tre imputati, confermati come responsabili per il delitto della vigilessa di Temù. Si tratta di Silvia e Paola Zani, primogenita e terzogenita della donna, e di Mirto Milani, fidanzato della prima: per loro è stato confermato quindi l'ergastolo.

Stando alla condanna di primo grado, quello che è stato definito dai media un “trio criminale”, avrebbe agito per "gratificare l'ego del gruppo e celebrare adeguatamente la coesione”. Inizialmente, tra le ipotesi ventilate dagli inquirenti, c’era il movente economico: Ziliani aveva ereditato un cospicuo tesoretto in immobili, che, dopo la sua morte, stava venendo gestito dalle figlie e dal genero.

Laura Ziliani è stata uccisa, dopo essere stata stordita con i tranquillanti, l’8 maggio 2021, il giorno prima della festa della mamma. Si era incontrata con le figlie e il genero per una cena in occasione della festa e il giorno dopo le figlie hanno denunciato la scomparsa con una tempestività che è apparsa agli inquirenti da subito sospetta. Il ritrovamento del corpo è avvenuto nell’agosto dello stesso anno: sono seguite fitte indagini e poi l’arresto dei tre indagati, che a un certo punto hanno confessato, affermando di aver compiuto quel gesto perché temevano che Ziliani li stesse avvelenando - eventualità cui i giudici non hanno creduto. Tanto più che nella requisitoria, come riporta Fanpage, era stato chiesto di confermare l’ergastolo come “unica conclusione per rendere giustizia a una donna uccisa, ricordata ingiustamente per aver tentato di uccidere le figlie”.

A margine della sentenza di secondo grado, si è espresso l’avvocato Piergiorgio Vittorini, che difende una delle parti civili ammesse, ovvero la secondogenita di Ziliani Lucia Zani: "Il processo d'appello si è chiuso come doveva andare. Dispiace solo che anche oggi è stata un'occasione persa per sentire delle scuse”, ha detto il legale, come riporta Tgcom24. I difensori degli imputati, per parte loro, avrebbero affermato che speravano in una nuova perizia psichiatrica.

A ottobre 2024 Mirto Milani aveva chiesto e ottenuto dalla corte d’appello di Brescia l’accesso alla giustizia riparativa: ha chiesto di incontrare i famigliari di Laura Ziliani ricevendo un rifiuto. Anche Silvia Zani ha chiesto la stessa cosa, oltre che la vendita degli immobili per destinare i proventi alla sorella Lucia.

Bisognerà attendere per conoscere le motivazioni, anche se quelle della sentenza di primo grado hanno espresso una chiara volontà dei giudici e non lasciano grande spazio all’interpretazione sulla ricostruzione della vicenda.

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