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Haiti sta sprofondando nel caos. All’inizio della scorsa settimana, la rappresentante speciale ecuadoriana Maria Isabel Salvador ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che negli ultimi tre mesi la popolazione sta assistendo a un’escalation di violenza senza precedenti, mentre sono oltre 700mila le persone sfollate nel Paese. Martedì scorso, due veicoli blindati appartenenti all’ambasciata degli Stati Uniti – secondo quanto confidato da una fonte della sicurezza americana a Cnn – sono stati colpiti da alcuni uomini armati che si presume siano membri dei gruppi criminali 400 Mawozo e Chen Mechan. Nell’attacco non ci sono stati feriti, ma le forze americane ritengono che i veicoli siano stati colpiti intenzionalmente. Giovedì l’ambasciata americana, considerato l’alto rischio di permanenza sull’isola, ha avviato un processo di evacuazione di 20 membri del personale diplomatico “non urgente” dalla capitale, Port au Prince, che comunque rimane epicentro degli scontri tra le bande armate e i militari haitiani supportati dalle Nazioni Unite.
La decisione è stata presa dopo che, sempre giovedì, un elicottero delle Nazioni Unite con a bordo 18 persone è stato colpito da almeno otto proiettili, rinvenuti poi sulla fusoliera del velivolo, mentre era in volo sulla capitale, costringendo l’organizzazione a cancellare i voli programmati per i prossimi giorni. Non ci sono stati feriti e l’elicottero è riuscito a concludere un atterraggio di emergenza, ma il portavoce del World Food Program, agenzia Onu a cui era stata affidata la gestione del velivolo per il trasporto di cibo alla popolazione haitiana, Shaza Moghraby ha riferito che l’agenzia ha avviato un’indagine per accertare le responsabilità e definire la dinamica dell’accaduto.
Secondo l’ambasciatore statunitense, gli attacchi della scorsa settimana – scrive Miami Herald – possono essere considerati come una reazione al cambiamento strategico nelle operazioni anti-gang della polizia. La brutalità delle bande armate continua a dilagare non solo tra le strade della capitale. Proprio all’inizio di ottobre a Pont Sondé, nella periferia di Sant-Marc, 115 persone sono state brutalmente assassinate dai membri di una delle bande, la Gran Grif. Le stesse Nazioni Unite, in un rapporto che copre il periodo di monitoraggio dell’isola dal 29 febbraio al 1 luglio 2024, hanno affermato che sono almeno 3.660 le persone rimaste uccise negli scontri tra bande armate.
“Il rapporto, – si legge -, descrive in dettaglio modelli estremamente gravi di violazioni dei diritti umani e abusi che si verificano nella capitale Port-au-Prince e nel dipartimento di Artibonite, nonché nella parte meridionale del dipartimento dell’Ovest”. E ancora: “Anche il numero di vittime di violenza sessuale è aumentato nella prima metà dell’anno”. I due attacchi condotti nelle ultime settimane sono avvenuti dopo la riapertura del principale aeroporto dell’isola, chiuso per quasi tre mesi a causa dei costanti attacchi da parte delle bande criminali.
A questi si aggiunge un attacco iniziato lunedì ad Arcahaie dove circa 50 uomini, che pare fossero affiliati ad alcune gang, sono stati uccisi, riporta Associated Press. Si legge: “Mentre la maggior parte delle persone è stata uccisa dalla polizia, un gruppo di uomini armati è annegato mercoledì dopo che la loro imbarcazione si è schiantata contro la barriera corallina mentre trasportava munizioni alle bande che stavano attaccando la città di Arcahaie”, ha affermato Wilner Réné dell’Agenzia per la protezione civile di Haiti. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, l’attacco è attribuito alla coalizione denominata Viv Ansanm che ha causato lo sfollamento di 10 mila persone in una sola settimana.
Dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise nel 2021, il potere delle gang è aumentato. Ad oggi controllano quasi l’80% della capitale – denunciano le autorità haitiane -, nonostante la missione di peacekeeping avviata, dopo due anni di richieste da parte del governo haitiano, la scorsa estate dalle Nazioni Unite a guida keniota per contrastare le bande e che risulta essere carente di personale e finanziamenti. Il 30 settembre, il Consiglio di sicurezza ha votato per estendere il mandato della missione che sarebbe dovuta essere composta da 2.500 militari internazionali. Al momento, gli uomini schierati sono poco più di mille tra quelli provenienti da Kenya, Bahamas, Belize e Giamaica.
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