I giocatori si lamentano del calendario, ma le partite non sono aumentate e gli stipendi sono triplicati – Lo studio

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I giocatori si lamentano del calendario, ma le partite non sono aumentate e gli stipendi sono triplicati – Lo studio

| 24 Ottobre 2024

Le proteste, uno sciopero preannunciato e i tanti infortuni. Si è parlato tanto, forse anche troppo, del calendario che opprime la tenuta fisica e mentale dei calciatori. Ma si giocano davvero più partite rispetto al passato? La risposta è no. E non solo: gli stipendi dei calciatori nel frattempo sono addirittura triplicati. Secondo l’agenzia Standard Football, che ha svolto un’analisi ad hoc circa il numero di partite giocate negli ultimi 20 anni, ci sarebbe una vera e propria “disparità significativa tra l’aumento esponenziale dei salari dei giocatori e il numero relativamente stabile di gare stagionali”. Dal Mondiale per club alla nuova Champions League, continua la guerra dei calendari (avviata dalle Leghe europee e dalla Fifpro Europe, il sindacato dei calciatori). Anche se, come dimostrano i dati, la mole dei match non è davvero lievitata come si vuole far credere.

Salari triplicati e stipendi senza senso
E così, la narrazione delle “troppe gare” potrebbe essere smontata da alcuni dati oggettivi. Prendiamo come esempio la stagione 2003/2004 del Real Madrid: comparata con quella dello scorso anno, la squadra dei Galacticos all’epoca aveva giocato 4 partite in più (59 contro le 55 di Vinicius e compagni) guadagnando in totale 98,21 milioni di euro lordi. Vent’anni dopo, il monte ingaggi tocca quota 327 milioni. “L’analisi evidenzia un drammatico aumento degli stipendi, in particolare tra i giocatori di medio livello. Questo aumento delle retribuzioni riflette una tendenza di mercato più ampia, in cui i club stanno investendo più pesantemente nei salari dei giocatori a tutti i livelli di talento”. Pensare che Frenkie de Jong al Barcellona abbia percepito quasi il doppio dello stipendio di Leo Messi nel 2013/14, fa riflettere, e non poco. Simbolo di un calcio profondamente squilibrato, in cui i ricavi non riescono più a sostenere l’aumento vertiginoso dei costi.

Il tempo giocato non è aumentato
Ai risultati di Standard Football si aggiungono anche quelli del rapporto estivo del Cies Football Observatory sul numero di partite e sul minutaggio dei calciatori. Negli ultimi 12 anni i calciatori hanno disputato mediamente 22,7 partite (da un minimo di 18 a un massimo di 24,4, registrato nella scorsa stagione). Anche i minuti in campo si sono abbassati, soprattutto con l’introduzione dei 5 cambi e l’allargamento delle panchine. Ad aver inciso sullo spropositato numero di infortuni, è sicuramente l’intensità richiesta in allenamento e in partita dai club. Soprattutto nelle fasi concitate della stagione, dove i ritmi aumentano e la posta in gioco è sempre più alta. Una filosofia che spreme i giocatori a dare il massimo, forse anche più di quello che il fisico può permettersi. E così il gap tra vent’anni fa e oggi viene annullato, non per il numero di partite ma per l’elevato carico fisico.

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