L'Olanda ha deciso di sospendere il trattato di Shengen per sei mesi, tornando a una disciplina rigorosa
“Olanda, è il Paese della tolleranza e delle libertà civili, che per primo ha legalizzato i matrimoni gay e dov’è sbocciata la democrazia più compiuta d’Europa, dove perfino le prostitute pagano le tasse e dove la marijuana la compri al bar”.Introduzione dolcissima letta su Repubblica all’inizio degli anni duemila. A parte le fascinose contribuenti e lo smercio di fumo, quattro anni dopo, è cambiato l’esecutivo, si viene così a sapere che quello stesso Paese ha deciso di reintrodurre controlli alle frontiere, sospeso l’accordo di Schengen, dal 9 dicembre, per sei mesi, si torna ad una disciplina rigorosa, i fatti di Amsterdam non hanno nulla a che fare con i mulini a vento o i tulipani, il calcio e gli ultras, semmai è la nuova gang di Arancia Meccanica, sono gli attori di una violenza non soltanto gratuita, anzi voluta, inseguita nelle strade, una caccia all’uomo in quanto ebreo, una serie di aggressioni con la complicità ideologica e di azione dei movimenti politici che cercano voti in quelle aree di immigrazione. La tolleranza olandese è una frase a scadenza, nessun regime autoritario, sovranista, ultradestra, secondo dicitura classica ma l’autorevolezza di una decisione per tutelare un Paese e i cittadini, di qualunque religione essi siano, nei confronti di chi ha invaso le libertà altrui, imponendo le proprie.
Olanda, Germania, Norvegia un effetto domino che non trova l’opposizione dei magistrati, Schengen è un accordo che va rivisto facendo i conti con la nuova realtà sociale dell’Europa, il dovere per proteggere i diritti e non i liberi diritti per sottrarsi ai doveri.