Speciale legge di bilancio
di Chiara Brusini | 24 Ottobre 2024
Non solo i tagli ai ministeri, che dovranno garantire una “riduzione e razionalizzazione della spesa” da 5,2 miliardi nel 2025, 4 miliardi nel 2026 e 3,5 miliardi nel 2027. Con la manovra 2025 (sotto il testo completo) i governo usa pesantemente le forbici anche sugli enti locali. Insomma i “sacrifici” evocati da Giancarlo Giorgetti per le banche – a cui in realtà viene chiesto solo un anticipo di liquidità – dovranno farli anche sindaci, città metropolitane e presidenti di Regione. La stangata vale oltre 4 miliardi nel triennio, 570 milioni già l’anno prossimo di cui 140 a carico di Comuni e province. Se si aggiunge anche la “rimodulazione dei finanziamenti ad essi assegnati per spese di investimento”, come da definizione eufemistica del ministero dell’Economia, il conto 2025 sale a 1,6 miliardi. Per indorare la pillola e prevenire l’inevitabile rivolta degli amministratori locali, nella relazione illustrativa il governo sottolinea che ci sono anche interventi a loro beneficio: il fondo di solidarietà comunale sale di 56 milioni nel 2025, quello per il trasporto pubblico locale di 120 milioni. Non proprio una grande consolazione.
Insieme al “contributo” da assicurare alla finanza pubblica arrivano infatti il definanziamento del fondo per le piccole opere comunali, una riduzione dei contributi per investimenti in rigenerazione urbana e per la spesa di progettazioni, il ridimensionamento del “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” e una mannaia – per quanto lontana nel tempo – sul fondo per investimenti a favore dei comuni, che dal 2029 subirà una riduzione di 2,1 miliardi l’anno fino al 2034.
Non vengono risparmiati nemmeno il Fondo per la manutenzione delle opere pubbliche degli enti locali sciolti per infiltrazioni mafiose, che deve rinunciare a 5 milioni l’anno dal 2025, e quello per la progettazione degli enti locali destinato al finanziamento dei progetti di fattibilità tecnica ed economica e dei progetti definitivi ed esecutivi per la messa in sicurezza di edifici pubblici: ci saranno 29,9 milioni in meno nel 2025, altrettanti nel 2026 e 30 milioni di tagli nel 2027. Addio, dal 2029, anche a oltre 6 milioni l’anno per ciclostazioni e interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica in città.
Ultima vittima il Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese con cui vengono finanziati tra il resto interventi per la sicurezza del settore idrico: saltano in tutto oltre 372 milioni di qui al 2032, tra cui 20 milioni nel 2025 e 30 nel 2026.