Israele ha ucciso almeno cento palestinesi di Gaza solo nelle ultime 24 ore

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Mentre il cessate il fuoco in Libano e i mandati di arresto internazionali contro Netanyahu e Gallant monopolizzano le discussioni sul Medio Oriente, Israele continua a uccidere indiscriminatamente civili in tutta la Striscia di Gaza. In sole 24 ore, le IDF hanno condotto numerosi attacchi da nord a sud, uccidendo oltre 100 palestinesi. A Beit Lahia, nel nord della Striscia, l’ennesimo bombardamento su larga scala ha ucciso almeno 75 persone, mentre intanto prosegue l’assedio che stringe il Governatorato di Nord Gaza da mesi. Al centro della Striscia, nel campo di Nuseirat, i colpi di artiglieria si sono abbattuti sulle case palestinesi, uccidendo almeno 24 persone, mentre gli attacchi non si sono fermati neanche a sud. Come sottolineato a più riprese da studi scientifici e organismi internazionali, l’operazione di distruzione di massa della Striscia sta riuscendo a decimare la popolazione gazawi anche senza ricorrere bombe e proiettili, tanto che a Deir al Balah, nel centro, tre donne sono morte soffocate dai pestoni di una calca, mentre si trovavano in fila per il pane davanti a uno dei pochi forni ancora in funzione.

A partire dalla mezzanotte di ieri, venerdì 29 novembre, fino alle 23:59 dello stesso giorno, Israele ha ucciso almeno 120 palestinesi in una serie di attacchi dal nord al sud della Striscia. I più mortali, come ormai avviene da oltre due mesi, sono stati quelli che hanno preso di mira il Governatorato di Nord Gaza, dove da più di 60 giorni è in corso un assedio che sta lasciando i palestinesi senza scampo. Verso le 15:00, a Beit Lahia, un bombardamento su larga scala si è abbattuto su diversi edifici residenziali palestinesi nell’area di al-Manshiyya, uccidendo almeno 75 persone. Nel frattempo non si sono fermati gli attacchi a Jabaliya e nel resto del Governatorato, dove stanno venendo presi di mira anche gli ospedali. Il direttore del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Kamal Adwan è stato ucciso da un drone, mentre sembrerebbe che l’assedio all’Indonesian Hospital sia terminato.

Qualche ora prima, nel centro della striscia, le IDF hanno preso di mira diverse abitazioni palestinesi nei pressi di Nuseirat con colpi di artiglieria, dando fuoco alle case con gli abitanti ancora dentro; un gruppo di civili, inoltre, è stato colpito mentre si recava sul luogo del bombardamento per soccorrere i feriti. Contando i civili accorsi in aiuto, sono state uccise almeno 40 persone. Nello stesso Governatorato di Nuseirat, quello di Deir al Balah, tre donne sono state uccise dalla calca mentre si trovavano in fila per il pane. In generale, l’emergenza alimentare si sta facendo ogni giorno più grave in tutta la Striscia, e le file per il cibo si moltiplicano su tutto il territorio gazawi. A tal proposito, proprio ieri, l’ufficio media governativo di Gaza ha voluto lanciare il campanello d’allarme, chiedendo che vengano forniti maggiori aiuti, in modo da evitare il sovraffollamento nei panifici. Sempre nel centro della Striscia, a Gaza City, oltre alle file per il pane sono arrivati anche i bombardamenti. Ieri le IDF hanno colpito una abitazione familiare, uccidendo quattro persone.

Gli attacchi israeliani non si sono fermati neanche a sud; qui l’aviazione ha preso di mira Khan Younis, uccidendo 4 persone. In generale nella Striscia, dall’escalation del 7 ottobre, l’esercito israeliano ha ucciso direttamente almeno 44.363 palestinesi, anche se il numero di morti totale potrebbe superare le centinaia di migliaia di persone, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet, e dalla recente lettera di medici volontari nella Striscia.

L’incessante bombardamento della Striscia sta venendo adombrato, fra le altre cose, dalla notizia del cessate il fuoco in Libano. Già dopo le prime 48 ore dall’accordo tra Israele ed Hezbollah hanno iniziato a segnalarsi numerosi attacchi delle IDF contro città libanesi situate nel sud del Paese. Nonostante ciò, dopo la tregua questi episodi si sono ridotti drasticamente, mentre intanto il nuovo segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, rivendica come il cessate il fuoco simboleggi una autentica vittoria per il movimento libanese. Anche l’emanazione di mandati di cattura per Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant da parte della Corte Penale Internazionale è al centro di numerose discussioni. Qualche giorno fa, il ministero degli Esteri francese ha annunciato che se Netanyahu dovesse trovarsi in territorio francese non verrebbe arrestato, perché godrebbe di una «immunità» prevista dal diritto internazionale riguardo «gli Stati che non fanno parte della Corte Penale Internazionale». Con tale dichiarazione la Francia si è unita alla lista di Paesi che si sono opposti direttamente alla emanazione dei mandati, sfidando apertamente la Corte.

Quello che si è dimenticato di dire il ministro degli Esteri francese è che per quanto la CPI non abbia giurisdizione sullo Stato di Israele, non si può affermare lo stesso per quanto riguarda i territori palestinesi. La giurisdizione della CPI, infatti, si applica quando viene presentato un caso relativo ai territori degli Stati e degli organismi firmatari dello Statuto di Roma, e tra di essi rientrano anche i confini palestinesi. I crimini di cui sono accusati Netanyahu e Gallant sono stati commessi su suolo palestinese, e per tale motivo il Tribunale ha tutto il diritto di esprimersi in merito. Il governo israeliano nel frattempo, ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione della Corte, che intanto ha invitato lo Stato ebraico ad aprire lui stesso delle indagini: ieri il portavoce della CPI, Fadi El Abdallah, ha dichiarato ai media israeliani che se lo Stato ebraico dovesse aprire una reale indagine nei confronti di Netanyahu e Gallant, il Tribunale ritirerà i mandati, seguendo il principio di complementarità con cui esso opera. Questo prevede che la giurisdizione della Corte rispetto ai crimini menzionati nello Statuto possa essere esercitata solo quando lo Stato che ha giurisdizione sul caso non abbia la volontà o la capacità di perseguire il crimine tramite i propri tribunali, o nel caso in cui lo faccia in una maniera che la Corte giudica inadeguata.

[di Dario Lucisano]

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