Mondo
di F. Q. | 29 Ottobre 2024
La risoluzione del parlamento israeliano che ieri ha reso illegale l’Agenzia delle nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel territorio dello Stato ebraico ha provocato un’ondata di indignazione tra le diplomazie mondiali e danneggia anche la posizione di Israele davanti alla Corte penale internazionale e allo stesso Tribunale dell’Onu, dove sono avviato il procedimento per genocidio imputato dal Sudafrica e altri Stati del sud del mondo e dove sono incorso le indagini della procura della Cpi sulla violazione del diritto internazionale da parte dell’esercito israeliano a Gaza.
La posizione dell’Unione europea è stata chiarita ieri dall’Alto rappresentante Josep Borrell: la legge approvata ieri da Israele che vieta all’Unrwa di operare nel Paese è “in flagrante contrasto con il diritto internazionale”, ha ribadito oggi la portavoce del titolare della diplomazia dell’Ue. Bruxeels “esorta le autorità israeliane a rivalutare la questione” perché rischia di ostacolare i “servizi salvavita” che l’agenzia dell’Onu fornisce alla popolazione palestinese di Gaza, Gerusalemme Est e Cisgiordania (dal giorno della sua creazione nel 1949 e ancor più dal 1967, dopo la stipula degli accordi con Israele successivi alla guerra dei sei giorni).
Anche il Regno Unito è “gravemente preoccupato” per l’iniziativa della Knesset, ha chiarito il premier britannico Keir Starmer: “Questa legislazione rischia di rendere impossibile il lavoro dell’Unrwa essenziale per i palestinesi, mettendo a repentaglio l’intera risposta umanitaria internazionale a Gaza e la fornitura di servizi sanitari ed educativi essenziali in Cisgiordania”, ha dichiarato Starmer, riprendendo la valutazione espressa a caldo dal suo ministro degli Esteri David Lammy: la situazione umanitaria a Gaza è “semplicemente inaccettabile”.
I ministri degli Esteri di altri sei Paesi occidentali, oltre al Regno Unito, hanno espresso “grave preoccupazione” per la messa fuori legge dell’Unrwa, in una dichiarazione siglata da Canada, Australia, Francia, Germania, Giappone, Corea del sud.
La Spagna invece si è fatta portavoce di una netta condanna da parte di quei governi europei che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina dopo il 7 ottobre: Spagna, Slovenia, Irlanda e Norvegia. “La Unrwa ha un mandato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il lavoro dell’Agenzia è essenziale e insostituibile per milioni di rifugiati palestinesi nella regione, e in particolare nel contesto attuale di Gaza”, si legge nella dichiarazione congiunta diffusa da Madrid. I quattro Paesi denunciano, inoltre che “la legislazione approvata dalla Knesset costituisce un precedente molto grave per il lavoro delle Nazioni Unite e di tutte le organizzazioni del sistema multilaterale” e sottolineano che continueranno a lavorare per garantire la sostenibilità del lavoro della Unrwa e il suo ruolo umanitario.
La delegazione dei socialisti europei al parlamento di Bruxelles ha comunicato l’intenzione di chiedere sanzioni per Israele. “Le leggi adottate dalla Knesset contro l’Unrwa violano il diritto internazionale. Privare milioni di rifugiati palestinesi di cibo, alloggio, assistenza sanitaria e istruzione dimostra che Netanyahu e i suoi alleati di estrema destra non hanno alcun senso di umanità. L’Ue non può chiudere un occhio sui crimini di Netanyahu. È tempo di sospendere l’Accordo di associazione e imporre sanzioni. Il nostro impegno nei confronti dell’Unrwa è più forte che mai”, ha scritto la del gruppo dei S&D Iratxe Garcia Perez.
Martedì il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, da sempre critico con le mosse israeliane rispetto alla popolazione di Gaza e accusato di essere “filo arabo” da Israele, ha specificato che “non c’è alternativa all’Unrwa”. “Se attuate, le leggi adottate oggi dalla Knesset di Israele probabilmente impedirebbero all’Unrwa di continuare il suo lavoro essenziale nei Territori palestinesi occupati, con conseguenze devastanti per i rifugiati palestinesi”, ha chiarito Guterres, spiegando che le leggi nazionali di un membro dell’Onu non possono entrare in contrasto con gli obblighi internazionali stabiliti dalle Nazioni Unite.
Anche per la Turchia di Recep Tayyp Erdogan, governo autoritario pure molto criticato per il mancato rispetto del diritto internazionale rispetto alla popolazione curda nell’est del Paese e in Siria, ha chiamato la decisione della Knesset “una chiara violazione del diritto internazionale”.