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Politica - 29 Ottobre 2024
di Pietro Francesco Maria De Sarlo
È stupefacente l’incapacità di Giannini (Otto e Mezzo) e dei giornalisti del mainstream di comprendere il risultato della Liguria. Una regione che doveva entrare de plano nel novero delle regioni amministrate dalla sinistra, viste le vicende giudiziarie che avevano portato al voto anticipato.
Secondo loro, che non hanno ancora capito che l’elettorato ormai se ne frega dei ‘dalemoni’ e fa quello che gli pare, l’assenza del cosiddetto campo largo con dentro Renzi e l’indeciso a tutto (cit) Calenda ha determinato la sconfitta dell’immarcescibile Orlando, già ministro ad libitum, già vice segretario, già candidato alla segreteria e già tutto. Dimenticando, in uno, il potere respingente sulla massa degli elettori di destra e sinistra del duo più inaffidabile della politica italiana. Ma si sa, per amor di tesi, la realtà sfugge di mano, specialmente se la realtà è completamente diversa da quella che si sogna da quando è nato il M5S.
Insomma neanche il 46% scarso dei votanti li spinge a verificare le proprie teorie di campi larghi, striminziti o almeno alternativi a una politica di destra che fa l’attuale governo di destra in continuità con una politica di destra fatta dai precedenti governi di sinistra, o sedicenti tali.
Quale era il sogno, neanche troppo segretamente coltivato, dell’establishment e dei suoi aedi? Riportare nel sistema i voti del M5S, e per farlo occorreva come primo passo distruggerlo insieme a Conte e Grillo. Diciamo che sono stati bravi, almeno per il primo passo.
Enrico Letta, insieme a Draghi e Iddu, pensava che quello che fino a due minuti prima chiamava il Bibitaro, ossia Luigi Di Maio, potesse trascinare tutti i 5S sulla agenda Draghi, non rendendosi conto che ha la stessa empatia della bibite che, a quanto dicevano, smerciava. Mentana, Giannini e tutto il coretto delle Vergini dai candidi manti, che sproloquiavano sul MES, strumento considerato tossico da tutte le cancellerie europee e persino dalla Fondazione Delors, di cui Letta è presidente ma che forse non ne conosce i position paper, pur di mettere in difficoltà il Conte I e II.
Hanno avuto anche un complice, che, forse, l’obiettivo di ‘vaporizzare’ il M5S lo aveva da tempo in Beppe Grillo convertito al draghiteismo dopo una semplice chiacchierata con il sommo burocrate, di cui si spera, prima o poi, qualcuno scriverà la vera storia e i danni prodotti al Paese, e che ha cercato di convincere la sua creatura, il M5S, con una serie di supercazzole che con Draghi le fragole fossero mature, che il M5S era su Marte e avanti e oltre qualsiasi futuro addirittura al 2050. Qualche sponda, in questa spregiudicata operazione, mi pare ci sia stata anche sul più alto colle dei 7 che Roma ha e a cui i 5S, a partire da Paolo Savona, a prescindere dalla montagna di voti antisistema ricevuti e di cui doveva essere garante, non erano mai piaciuti.
A cotanto impegno il rientro dei voti all’ovile è mancato. Ribadisco: l’elettorato ormai se ne frega dei dalemoni. Non è contento del governo attuale, ma non lo era neanche dei precedenti. Voleva un cambio di registro e ci ha sperato con il M5S. L’establishment e il suo codazzo salariato lo ha impedito, ma ora non possono pretendere anche che la ‘gente’ li voti. Il Pd di Elly è cambiato? Forse. Ma è prigioniero dei vecchi apparati e di una infinita nomenclatura che si sente in diritto di avere l’ennesima seconda occasione. Orlando a Genova, trovare un posto a Gentiloni, De Luca a Napoli, che almeno i voli li ha, e poi Renzi e sempre gli stessi. Sempre meno lettori dei giornali di sistema e sempre meno elettori.
Fate quello che volete: guerre, armi, stermini, Ue e finanza e distruzione in massa del welfare. Noi elettori non saremo più vostri complici. Mi pare semplice.