Annamaria Piacentini 25 ottobre 2024
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Smessi momentaneamente i panni del commissario Montalbano, Luca Zingaretti passa alla regia e presenta alla Festa del Cinema “La casa degli sguardi”, dove interpreta un padre capace di esserci sempre. Il film è tratto dal libro di Daniele Mencarelli. “Racconto il dolore come catarsi”, spiega il regista-”ha un figlio Marcolino , che si sta perdendo, perchè non sa reagire contro il cinismo del mondo . Oggi molti giovani rimangono bloccati dalla forza e la cattiveria di alcuni compagni, soffrono a tal punto di pensare alla morte. Sì, è una follia, come quella di portare in tasca il cellulare in compagnia di un coltello: cosa sta accadendo a questi giovani? Molto spesso non hanno amore, quel bacio della buonanotte e quella carezza sul viso che ci regalavano le nostre mamme,ora si usa poco: i figli devono diventare forti, devono difendersi come i cartoni animati che vanno di moda in tv. Robot senza anima perchè prima vanno via di casa, e prima guadagnano, anche se quel lavoro non piace. L'importante è diventare adulti, con tatuaggi e muscoli, per “lasciare” in pace quei poveri genitori che hanno fatto “tanto” per loro. Il film di Zingaretti è l'opposto, questo padre c'è, e ci sarà sempre,. Ma qui è il cuore che comanda.
Zingaretti, grazie per questo film. Portare sullo schermo una storia dolorosa che tocca i sentimenti più profondi evitando le lacrime,non sarà stato facile.
“Credo che la difficoltà che ho incontrato è stata quella di stare lontano dal melò, dalla lacrima . Anche se tutto è stato intenso. “
E' un attore di grande successo. Da quanto tempo pensava anche alla regia?
“Diciamo che non avevo deciso di fare il regista, sono nato come attore teatrale. Poi, negli anni, frequentando la tv, ho cominciato a vedere come si girava e che effetto faceva. Appartengo alla generazione di quelli che se devi fare una cosa, devi farla bene”.
Ed è stato così.
“Dopo aver letto il libro ho pensato: c'è qualcosa che mi piace, credo che la saprei raccontare”.
Chi lo direbbe che è il suo primo film...sembra un veterano, Un accenno sulla storia?
“Narra la rinascita di una persona e di come si gestisce il dolore. Il film segue tutte le emozioni. Mi sono appassionato al personaggio, e ho trovato perfetto il giovane scelto per il ruolo di Marcolino. L'ho immaginato come un'anima persa , che si protegge anche da se stesso”.
Secondo lei, il malessere che viene raccontato è generazionale?
“Penso che si possa trovare in qualunque giovane. Noi, abbiamo saputo gestire meglio questa inquietudine. Il mio protagonista ha 21 anni, e questo film gli fa vivere il maldivita. Ma il senso è che questo è un film sulla salvezza. Perchè se ti senti perduto, non sei più tu”.