Intervenuto anche De Raho: "La legge che avete adottato non rispetta i parametri necessari, il mafioso non viene controllato come soggetto non più mafioso"
di F. Q. | 11 Dicembre 2024
“Le faccio tre nomi, Raffaele Galatolo, Giovanni Formoso, Paolo Alfano. Questi sono i risultati della vostra legge, le porte del carcere che si spalancano innanzi a boss irriducibili che non hanno mai collaborato e mai lo faranno perché avete reso più vantaggiosa l’omertà. Non è vero che avete messo in sicurezza l’ergastolo ostativo”. È l’attacco lanciato durante il question time dai deputati del Movimento 5 stelle. Immediata la risposta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha ricordato che “abbiamo esordito, un paio d’anni fa, proprio tenendo fermissima la barra dritta al timone per quanto riguardava il caso Cospito sull’ergastolo ostativo. Abbiamo dimostrato sul campo di ritenere il carcere duro e l’ergastolo ostativo misure intangibili nella lotta contro la mafia”. Rivolgendosi alla deputata Valentina d’Orso che ha posto l’interrogazione, Nordio ha sottolineato: “Con il decreto 162 del 2022 abbiamo regolamentato in modo più incisivo e stringente gli strumenti di lotta alla criminalità a disposizione della magistratura, definendo, a differenza del passato, i confini della concessione dei benefici penitenziari per chi è in regime di carcere duro. In particolare – ha aggiunto – è stato definito un più rigoroso regime probatorio ed è stata introdotta una nuova disciplina procedimentale per la concessione dei benefici. Inoltre, è stata trasformata da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità, che impedisce la concessione dei benefici e delle misure alternative a favore di tutti i condannati, anche all’ergastolo, per i reati cosiddetti ostativi, che non hanno collaborato con la giustizia. Costoro adesso, in ossequio al dettato della Corte costituzionale, sono ammessi a chiedere i benefici, ma solo in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni diversificate, a seconda dei reati che vengono in rilievo”.
Anche il pentastellato Federico Cafiero de Raho ha poi preso la parola, evidenziando la risposta poco soddisfacente. “Non ha considerato l’elemento fondamentale, cioè la legge che avete adottato che non rispetta i parametri necessari perché il mafioso prima di uscire sia effettivamente controllato come soggetto non più mafioso”, ha detto De Raho rivolgendosi a Nordio. Andava “inserito l’elemento più significativo” ossia “il compiuto ravvedimento”, che è scriminante e in grado di contrastare le mafie. “Non avete voluto seguire un’indicazione che è indispensabile, avevamo la legge più forte e ora via via il nostro sistema di contrasto si sta indebolendo. Siamo totalmente insoddisfatti”, ha concluso.