La Siria è solo una tappa il prossimo regime in bilico è quello degli Ayatollah

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Con l’uccisione di Nasrallah e il crollo di Hezbollah, Israele ha messo all’angolo l’Iran. Che è il vero obiettivo

La Siria è solo una tappa. Il prossimo regime in bilico è quello dell'Iran

Damasco è caduta perché l'Iran ha mantenuto a lungo al potere la dittatura di Assad grazie alla sua milizia libanese Hezbollah - il più grande esercito non statale del mondo - che Israele ha demolito in una serie di attacchi iniziati lo scorso settembre.

La risposta dell'Iran è stata il lancio di missili balistici contro Israele, efficacemente intercettati dal sistema anti-balistico Arrow, ma quando il 26 ottobre l'aviazione israeliana ha contrattaccato l'Iran distruggendo obiettivi in più di 20 località, nessuno dei suoi aerei è stato neppure messo in pericolo. Esposto come vulnerabile nella sua stessa capitale, il regime degli ayatollah è più debole che mai. E ora, forse, la rivoluzione che ha travolto la dittatura di Assad potrebbe arrivare fino a Teheran, quando gli iraniani si libereranno dei loro padroni fondamentalisti.

Al mito della potenza iraniana hanno ironicamente contribuito gli stessi Stati Uniti. All'inizio del suo primo mandato, nel gennaio 2009, Barack Obama era terrorizzato dall'idea di essere manovrato perché dichiarasse guerra all'Iran. Consapevole di quanto era accaduto a Bush e all'Irak, Obama ha quindi iniziato il suo mandato chiedendo scusa per il precedente sostegno dell'America allo Scià. Oltre a mostrare pentimento per il passato, l'allora presidente ha anche stabilito una nuova regola, destinata a durare fino all'ottobre 2024: l'Iran può attaccare chiunque, ma nessuno può attaccare l'Iran.

Fino al gennaio scorso, quando un drone iraniano ha ucciso tre soldati americani in Giordania, non c'è stata alcuna ritorsione degli Stati Uniti contro la Repubblica islamica. Anche Israele è stato soggetto al dominio di Obama. Il 13 aprile, l'Iran ha lanciato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici contro lo Stato ebraico. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ed ex funzionario di Obama, si è mosso in modo frenetico per impedire qualsiasi contrattacco israeliano, minacciando implicitamente la perdita degli aiuti militari statunitensi in caso di rappresaglia (un ufficiale del Pentagono, sconcertato, ha finito per chiedersi se Sullivan avesse parenti stretti che vivono a Teheran).

Tuttavia, nessuna pressione da parte degli Stati Uniti è stata in grado di fermare la distruzione finale di Hezbollah da parte di Israele. L'operazione è iniziata il 27 settembre, con l'uccisione di Hassan Nasrallah e di tutto il suo alto comando. La risposta dell'Iran, pochi giorni dopo, è stata massiccia: oltre 190 missili balistici, ciascuno delle dimensioni di un'autocisterna, che avrebbero potuto uccidere migliaia di persone se non fosse stato per l'esclusivo sistema israeliano di intercettazione, il già citato Arrow.

Ancora una volta, Sullivan ha tentato di bloccare la rappresaglia di Israele, ma questa volta ha fallito. Il 25 ottobre, Israele ha lanciato una serie di attacchi aerei che hanno rivelato la misura della debolezza iraniana. I velivoli dell'Idf hanno attaccato obiettivi a volontà, tra cui un'unità chiave di produzione missilistica nella base top-secret di Parchin, a solo 19 miglia da Teheran. Questo è bastato a dimostrare, finalmente, ai nemici dell'Iran che non c'era una forza reale dietro la facciata di superiorità strategica. Al Paese erano rimaste solo le Guardie Rivoluzionarie.

È toccato a Mohammed Al-Jolani, capo di Hayat Tahrir al-Sham, uno dei numerosi gruppi siriani anti-regime, mettere alla prova il potere residuo di Teheran. Ha scelto come obiettivo Aleppo, città storicamente più importante della Siria e seconda per popolazione solo alla capitale Damasco.

In teoria, la variegata compagnia di combattenti guidati da Al-Jolani, a bordo di camion e jeep leggere, avrebbe potuto essere fermata da poche centinaia di soldati ben addestrati. Ma né Hezbollah né le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno potuto reagire. Hezbollah non dispone più di grandi unità in grado di attraversare il confine per combattere i ribelli in Siria, come avevano fatto molte volte nel corso degli anni. Quanto alle Guardie Rivoluzionarie, stavano requisendo aerei di linea civili per trasportare truppe all'aeroporto di Damasco e sostenere Assad. Poi, però, Israele ha chiarito che non avrebbe permesso alle truppe iraniane di avvicinarsi così tanto al suo confine e l'Iran non aveva più contro-minacce credibili.

Questo, a sua volta, ha lasciato l'Iran senza opzioni di reazione rapida: non c'era nessun altro aeroporto mantenuto in sicurezza dalle forze di Assad che stavano crollando. Né l'Iran poteva rischiare di trasportare truppe in Siria via terra attraverso l'Irak. Nemmeno le sue milizie sciite, con decine di migliaia di uomini armati, avrebbero potuto assicurare il loro passaggio attraverso la Siria nord-orientale controllata dai curdi.

Ora la popolazione iraniana sta scoprendo di aver trascorso decenni in povertà per pagare il massiccio potenziamento delle Guardie Rivoluzionarie. E per cosa? Hanno basi imponenti e quartieri generali vistosi, ma i loro costosi missili balistici possono essere usati solo contro gli arabi indifesi, non contro Israele con i suoi intercettori Arrow. Quanto agli Hezbollah, è chiaro che non possono più difendere se stessi, né tanto meno gli alleati dell'Iran nella regione. Forse, entro poco tempo, la dittatura sarà finalmente messa alla prova per le strade: su larga scala e sul serio.

Se ciò accadrà, anche le forze armate regolari iraniane, da tempo dimenticate, a cui sono state negate armi moderne e che sono ridotte a giocare un ruolo di secondo piano rispetto alle Guardie Rivoluzionarie, potrebbero fare la loro mossa. Se una parte consistente dei loro 350.000 uomini dovesse agire, questo deciderebbe certamente il destino del regime. Nessuno può sapere se gli ufficiali e i soldati regolari uomini iraniani siano meno inclini a sostenere la dittatura rispetto alle Guardie Rivoluzionarie, ma in Iran di recente ci sono state elezioni in cui il candidato sostenuto dai falchi è stato sconfitto nettamente e non ci sono prove che i soldati, i marinai e gli aviatori iraniani siano entusiasti del regime che li lascia senza aerei moderni, armi terrestri o navi da guerra per dare tutto alle Guardie Rivoluzionarie.

La caduta della dittatura iraniana, che per tanto tempo ha combinato un'intensa repressione in patria con le aggressioni all'estero, non risolverebbe i problemi del Medio Oriente

da un giorno all'altro. Ma sicuramente libererebbe molti iraniani e porrebbe finalmente fine al sostegno dell'Iran alle sue milizie sciite assassine dall'Irak allo Yemen. La Siria, insomma, potrebbe essere solo l'inizio.

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