"Nuovi centri di detenzione nelle metropoli Usa": pronta la stretta di Trump sull'immigrazione

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Nbc News riporta i piani del presidente eletto volti a riaprire, ampliare e costruire nelle grandi città americane centri detentivi per i migranti irregolari in attesa della loro espulsione

 pronta la stretta di Trump sull'immigrazione

Non è ancora entrato in carica come presidente degli Stati Uniti, cosa che avverrà solo il 20 gennaio 2025, ma Donald Trump sembra avere molta fretta di dimostrare ai propri sostenitori che le promesse della campagna elettorale non verranno disattese. A cominciare dal draconiano piano sull’immigrazione per il quale, secondo diverse fonti consultate da Nbc News, l’amministrazione del tycoon punta ad ampliare drasticamente la rete di strutture di detenzione per i migranti.

Denver, Los Angeles, Miami e Chicago. Queste sono solo alcune delle metropoli americane caratterizzate da un’alta presenza di immigrati attorno alle quali potrebbero sorgere nuovi centri destinati ad ospitare gli irregolari fermati dalle autorità e in attesa di essere espulsi. Inoltre si starebbe valutando la riapertura, l’espansione o la costruzione di strutture negli Stati Uniti nordorientali, in particolare nei pressi di New York, Philadelphia e Washington. Considerata l'agenda repubblicana, sembra insomma arrivata al capolinea la politica seguita dalle “città santuario” amministrate dai democratici e più tolleranti nei confronti degli immigrati.

Trump, infatti, intende realizzare la deportazione di 11 milioni di migranti senza documenti e ha affidato tale dossier chiave, su cui batte sin dal suo ingresso in politica nel giugno del 2015, a Tom Homan e a Stephen Miller. In precedenza a capo dell’Ice, la polizia anti-migranti, Homan, ora nominato “zar dei confini", è una delle personalità associate al pugno di ferro già adottato da Trump durante il suo primo mandato.

Miller, promosso a vice capo dello staff al fianco dell’ex manager della campagna elettorale di The Donald Susie Wiles, è invece proprio l’architetto delle misure più criticate, dal muslim ban ai bambini migranti separati dai genitori e chiusi nelle gabbie, approvate sempre dal miliardario tra il 2017 e il 2021.

In un’intervista rilasciata dopo la sua nomina, Homan ha spiegato che la deportazione di massa inizierà dagli individui “peggiori”, cioè quelli con precedenti penali, per poi precisare che verrà comunque deportato chiunque abbia un ordine di rimpatrio. Per aiutare l’Ice con le espulsioni potrebbero essere impiegati anche aerei militari e truppe della Guardia Nazionale. In base ai dettagli rivelati da Nbc News il team di Trump starebbe valutando la riapertura di strutture detentive chiuse dal presidente uscente Joe Biden e il riavvio della pratica di detenzione dei genitori irregolari assieme ai loro bambini.

I critici della "più grande operazione di deportazione nella storia americana”, così la definisce Trump, sostengono che il piano del 47esimo presidente fallirà a causa della mancanza di fondi, di personale e di collaborazione da parte dei Paesi che dovrebbero riaccogliere gli irregolari.

L’American Immigration Council ha calcolato una spesa di oltre 300 miliardi di dollari per realizzare la stretta all’immigrazione promessa dai repubblicani. Trump, che il 5 novembre ha ottenuto il voto del 45% dei Latinos, ha affermato che “non è una questione di prezzo. Non abbiamo scelta”, riferendosi poi in maniera generica ad "assassini" e ai "signori della droga" che hanno attraversato il confine.

Una tegola sul progetto di Trump arriva però da un’analisi del Washington Post che riporta come il Messico non sia pronto a riaccogliere i suoi concittadini, i quali rappresenterebbero la metà circa degli 11 milioni di persone che vivono illegalmente negli Stati Uniti.

La stessa presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha fatto sapere che il suo Paese difenderà "sempre" i messicani dall’altra parte della frontiera e si è detta pronta ad incontrare il nuovo presidente americano.

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