Omar Pedrini si trova ad affrontare una nuova delicata operazione al cuore, l’ennesima in un lungo percorso di cure. “Dopo tante operazioni, a breve me ne toccherà un’altra. Il cardiochirurgo mi ha intimato di darmi una calmata”, ha rivelato lo storico leader dei Timoria in un’intervista al Corriere della Sera. “Il cuore mi ha chiesto di rallentare e io ho trovato un piano B”, racconta. “Devo dire addio al rock per un po’, ma il mio modo di comunicare resta lo stesso: emozionare e condividere”. Il cantante ha infatti alle spalle un lungo percorso medico. “Ho scoperto il mio problema cardiaco 20 anni fa e ho già affrontato sette operazioni al cuore, un piccolo record”, aveva raccontato qualche mese fa in un’intervista, aggiungendo con amarezza: “Ogni volta che salgo sul palco il mio cuore è a rischio”.
Quindi ora, costretto a mettere da parte la musica rock, Pedrini ha trovato nel teatro-canzone un modo per continuare a raccontarsi, senza rinunciare alla creatività che lo ha sempre contraddistinto. Il 17 novembre, debutterà al Teatro Menotti di Milano con “Quando siamo felici facciamoci caso”, uno spettacolo di teatro-canzone che intreccia musica, narrazione e letteratura. Con la regia di Emilio Russo e l’accompagnamento musicale di Simone Zoni, l’artista esplorerà il tema della felicità e dell’importanza di vivere il presente.
“Ho ripreso un progetto che avevo lanciato nel 2021, poi interrotto dalla pandemia”, spiega. “Si basa su letture, riflessioni personali e canzoni. È un modo per riflettere su ciò che conta davvero nella vita, in un momento in cui sono chiamato a rallentare, ma non a fermarmi”. Il titolo dello spettacolo si ispira alla frase dello scrittore Kurt Vonnegut, “If this isn’t nice, what is?”, una celebrazione dei momenti di gioia, anche nei periodi più difficili. Lo spettacolo sarà anche un’occasione per riscoprire i brani iconici dei Timoria, insieme al repertorio solista, e per dare voce ai grandi della letteratura, da Kavafis a Majakovskij fino a Robert Frost. “Questi autori mi aiutano a parlare di felicità e di vita, due cose che oggi, più che mai, sono al centro della mia riflessione”.
Nonostante il recente riavvicinamento con Francesco Renga, la tanto attesa reunion dei Timoria non si è concretizzata: “Nel 2018 era quasi fatta, ma poi tutto è saltato per un suo impegno a Sanremo. Mi dispiace, ma ormai è impossibile. Guardo avanti“, spiega. Tra i suoi progetti futuri c’è il sogno di trasferirsi definitivamente nella sua tenuta in Toscana, dove produce vino e miele: “Vorrei creare uno studio di registrazione immerso nella natura, scrivere colonne sonore, lavorare per altri artisti e suonare tra una vendemmia e l’altra. Sono figlio di un maestro di vino e anarchia come Luigi Veronelli, e l’indipendenza è sempre stata la mia stella polare”.
Nonostante le difficoltà, Pedrini affronta questa nuova fase della vita con determinazione e voglia di creare: “Non so cosa mi riserverà il futuro, ma so che continuerò a cercare la felicità, anche nei piccoli momenti,” conclude. “Questo spettacolo è il mio modo di condividere quella ricerca, perché, nonostante tutto, vale sempre la pena viverla”.