Open Arms, la Lega in piazza rivendica i porti chiusi. Ma in aula Bongiorno racconta un’altra storia

2 settimane fa 8

A Palermo, durante l’udienza del processo Open Arms dedicata all’arringa difensiva in favore di Matteo Salvini, si è svolto un sit in della Lega. Le tesi portate avanti dalla piazza leghista e dall’avvocata Bongiorno in aula, però, sono state molto diverse: da una parte la difesa dei confini, dall’altra l’idea che invece fosse stata la nave Ong a rifiutare lo sbarco, nonostante le moltissime offerte dell’Italia.

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A cura di Marco Billeci e Luca Pons

Nello stesso giorno, a Palermo, vanno in scena due storie molto diverse, sulla vicenda Open Arms. Due racconti che arrivano entrambi dalla sponda di Matteo Salvini, ma che per certi versi offrono una ricostruzione opposta sui fatti che hanno portato a processo l'ex ministro dell'Interno. Da una parte, nel centro della città siciliana, c'è il sit in organizzato dalla Lega a sostegno del leader. Qua, circa un centinaio di persone (perlopiù parlamentari) rivendicano il blocco della nave della Ong spagnola, che nell'agosto del 2019 fu tenuta  ferma a largo di Lampedusa per 19 giorni, con il divieto di sbarco. I leghisti invocano "la difesa dei confini" e parlano di un processo politico.

Nello stesso momento, l'avvocata del Capitano, la senatrice leghista Giulia Bongiorno è impegnata nell'arringa che chiude il dibattimento. E la strategia difensiva per evitare la condanna di Salvini sembra molto diversa da quella sbandierata negli slogan e proclami del capo della Lega e dei suoi. La tesi di Bongiorno è che non ci fu nessun sequestro dei migranti, perché fu Open Arms a rifiutare le offerte di approdo arrivate, non solo dalla Spagna, ma anche dall'Italia.

Secondo l'avvocata: "Più volte è stata offerta all'Italia alla nave dalla Ong la possibilità di sbarcare, per qualsiasi ragione, ma hanno sempre detto no". Bongiorno arriva a dire che in quei giorni: "L'Italia ha offerto più vie d'uscita, si è messa in ginocchio pur di far scendere i migranti".

Un ragionamento che sembra cozzare, ad esempio, con quello del ministro Roberto Calderoli, che ai microfoni di Fanpage.it spiega così il sit in: "È una piazza a sostegno del dovere di difendere i confini. Per quello che mi riguarda, Salvini dovrebbe essere premiato per quello che ha fatto e non certo condannato".

Secondo l'avvocata Bongiorno, però, quello che ha fatto l'Italia è stato provare in moltissimi modi a far sbarcare i migranti che si trovavano a bordi: "Si contesta a Salvini un rifiuto, ma chi ha detto no è Open Arms". Poi: "Bastava una mail da Open Arms con i nomi dei migranti e i disagi per far scendere tutti".

La piazza leghista ricorda diversamente la vicenda. Il sottosegretario di Stato Nicola Molteni ricostruisce: "L'Italia era diventato il campo profughi d'Europa. Salvini, sul forte mandato popolare, ha fatto esattamente quello che il ministro dell'Interno deve fare. Credo che difendere i confini italiani o europei non può essere considerato un reato".

Il deputato leghista, ex sottosegretario all'Interno, Stefano Candiani, afferma che in quei giorni si sentiva di dover difendere i confini da "quelli che poi abbiamo scoperto anche essere infiltrati tra chi migra illegalmente". Non è mai stato dimostrato, però, che su quella nave ci fossero criminali o terroristi. Ma Candiani insiste: "Le dimostrazioni si fanno sempre a posteriori. Se tu hai un bel piatto di pasta con dentro dei funghi, e hai il dubbio che ci sia qualche fungo avvelenato, lo mangi o eviti di mangiarlo?".

Le parlamentari europee Silvia Sardone e Anna Maria Cisint rivendicano che si tratti di un processo politico: "Salvini ha salvaguardato un Paese senza che nessuno avesse mezzo problema, perché tutti i bambini, gli ammalati, le donne erano scesi", dice Cisint. In realtà, i minori non furono fatti sbarcare fino all'intervento della magistratura.  "La condanna, se dovesse arrivare, è sicuramente una condanna politica, perché è una condanna per un atto preso per scelte politiche", ripete Sardone.

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