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NOMINE UE: NIENTE ACCORDO TRA VON DER LEYEN E LEADER DELLA MAGGIORANZA
Il nuovo rapporto commissionato da Ursula von der Leyen e guidato da Sauli Niinistö, ex presidente della Finlandia, con l'obiettivo di presentare raccomandazioni per migliorare la resilienza dell'Ue di fronte alle attuali minacce nei settori tattici e strategici
In un momento cruciale per la sicurezza, l'Unione europea si prepara a tracciare un nuovo corso con il documento "Safer Together: Strengthening Europe’s Civilian and Military Preparedness and Readiness". Composto da nove capitoli colmi di contenuti strategici, questo report sottolinea l'urgenza di unire le forze civili e militari per affrontare le sfide del presente e del futuro. Con un forte richiamo al coinvolgimento attivo dei cittadini e alla cooperazione tra Stati membri, il documento evidenzia anche l'importanza della condivisione dell'intelligence e della dissuasione come elementi chiave per garantire la sicurezza collettiva. Inoltre, sottolinea la necessità di un coordinamento più efficace con la Nato e la rapidità di risposta alle crisi transfrontaliere. "Safer Together" si propone come un imperativo per costruire un'Europa più resiliente e sicura, pronta a rispondere con determinazione alle minacce globali presenti e future.
Il focus sui “fondamenti di un'Unione pienamente preparata”
La narrativa sull’argomento delinea una serie di raccomandazioni strategiche destinate a guidare le istituzioni europee nella loro azione futura. Con il prossimo mandato 2024-2029 alle porte, è essenziale che la Commissione europea, l’Alto Rappresentante, il Consiglio dell'Ue, il Parlamento europeo e gli stati membri lavorino in sinergia per affrontare le vulnerabilità e le lacune esistenti.
In primo luogo, il lavoro sottolinea l'importanza di una valutazione obiettiva delle sfide attuali e delle minacce future. La crescente complessità del panorama geopolitico, associata a fattori ecologici, economici, sociali e tecnologici, richiede una visione condivisa per garantire stabilità e sicurezza. Le interconnessioni tra diversi rischi, come le tensioni politiche, gli effetti del cambiamento climatico e l'emergere di nuove tecnologie “destabilizzanti”, indicano un aumento della probabilità di “crisi multiple”.
Inoltre, si evidenzia come le democrazie europee siano sempre più vulnerabili a campagne ibride, tra cui cyber-attacchi e disinformazione, che minano la loro stabilità interna. La competizione per risorse e innovazioni tecnologiche sta facendo emergere un legame sempre più stretto tra economia e sicurezza. La fragilità di alcune regioni ha effetti diretti sulla sicurezza interna dell'Unione, rendendo cruciale un rafforzamento delle politiche migratorie e un controllo più efficace delle frontiere esterne. Anche la preparazione a potenziali pandemie future viene considerata fondamentale, con un invito a “essere pronti” a fronteggiare mutazioni virali e sviluppi nel campo della biotecnologia.
Il rapporto prosegue argomentando che l'Unione europea deve essere in grado di operare efficientemente in qualsiasi situazione per tutelare il benessere dei suoi cittadini. Attualmente, “non esiste” un elenco concordato di funzioni vitali all'interno dell'Ue, che è essenziale per garantire il buon funzionamento delle società e delle economie. Perciò, si evince che è necessario sviluppare una valutazione del rischio completa, in grado di coprire tutti i settori delle attività europee, e utilizzare questa “strategia dell'Unione” come un vero e proprio strumento per garantire una risposta adeguata.
La consapevolezza pubblica
Sulla questione “consapevolezza pubblica”, nel documento si sottolinea l'importanza cruciale del coinvolgimento dei cittadini nella preparazione alle crisi. I leader europei riconoscono che il successo nella gestione delle emergenze dipende dalla capacità delle comunità di essere consapevoli dei rischi senza farsi “sopraffare dall'ansia”. È fondamentale, infatti, secondo il report, che “i cittadini si sentano responsabilizzati nella loro sicurezza, e questo coinvolgimento va oltre il semplice volontariato, toccando anche aspetti di obbligatorietà”.
Il testo evidenzia anche che le crisi richiedono un ruolo più forte dell'Unione europea come attore politico ed economico. Le minacce attuali non si fermano ai confini nazionali, e per affrontare situazioni che superano le capacità dei singoli stati membri, è necessaria una risposta coordinata a livello europeo. Questo implica una maggiore integrazione delle capacità civili e militari, con l'obiettivo di sviluppare una strategia collettiva che permetta all'Unione di rispondere rapidamente ed efficacemente alle emergenze.
Cosa cambia per l’intelligence?
Nel panorama attuale, caratterizzato da sfide sempre più complesse, il rafforzamento della condivisione delle informazioni e della comunicazione tra le istituzioni europee, le autorità nazionali e i partner strategici è diventato un imperativo. La necessità di sviluppare sistemi di scambio di informazioni che siano non solo sicuri, ma anche interoperabili, si presenta come una priorità assoluta. Questi sistemi, che dovrebbero operare in maniera autonoma, consentiranno un collegamento fluido tra le diverse entità coinvolte, garantendo uno scambio rapido e continuo di informazioni critiche, basato sulla “fiducia reciproca”.
Un passo fondamentale in questa direzione è il completamento del Sistema di Comunicazione Critica Europeo (Euccs). Tale sistema è concepito per connettere in modo sicuro tutte le istituzioni di sicurezza civile e pubblica dell'Unione, superando i confini nazionali. La sua implementazione non solo migliorerà la cooperazione tra i settori civile e militare, ma faciliterà anche una risposta integrata e coordinata, nota come "whole-of-government approach". Dall’analisi si recepisce che è essenziale che l'Unione europea e gli stati membri lavorino insieme per garantire che i sistemi utilizzati nel settore della difesa siano compatibili e interoperabili con le infrastrutture esistenti. Questo è particolarmente cruciale in ambiti come la sicurezza cibernetica, dove le minacce richiedono una risposta coordinata e tempestiva.
Creare un ambiente dove le nazioni possano scambiarsi liberamente dati delicati è un target necessario per affrontare le sfide moderne. Infine, l'integrazione della comunicazione nella gestione delle crisi si rivela imprescindibile. Ciò implica sviluppare quadri e procedure che facilitino un approccio coordinato a tutti i livelli di governo e tra diversi settori. La formazione delle autorità locali e regionali gioca un ruolo chiave in questo processo, assicurando che tutti gli attori coinvolti siano pronti a rispondere in modo efficace e tempestivo in caso di emergenze.
La missione per “contrastare gli attori ostili e dissuadere attacchi ibridi”
Negli ultimi anni, l'Europa ha affrontato un incremento preoccupante delle attività “malevole”, che il testo riferisce spesso riconducibili alla Russia e ad altri attori esterni. Le operazioni ibride, contraddistinte da una natura “sfacciata e aggressiva”, mirano a destabilizzare gli Stati membri. In risposta a questa minaccia crescente, l'Ue ha adottato diverse misure per migliorare la propria preparazione e resilienza, implementando sanzioni contro azioni destabilizzanti. Tuttavia, esperti e autorità sottolineano l'importanza di intensificare gli sforzi per dissuadere efficacemente questi attori. Per affrontare le minacce ibride, per il documento è cruciale che l'Unione alzi la soglia che rende tali operazioni “non vantaggiose” per chi le attua. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso due approcci principali. Da un lato, c'è la necessità di aumentare la resilienza dell'Ue, lavorando per ridurre le vulnerabilità esistenti e migliorando le capacità di mitigazione dei danni. Dall'altro lato, è fondamentale adottare strategie di punizione, in cui risposte decisive impongano costi superiori ai benefici attesi dalle operazioni ibride. Questo approccio mira a rendere le azioni ostili non solo rischiose, ma anche penalizzanti.
Mentre si prepara a fronteggiare un possibile aumento delle campagne ibride, si evince, però, che l'Ue deve continuare a mantenere i propri “principi e valori democratici”, rispettando anche la legislazione europea e internazionale. In questo contesto, è essenziale rafforzare le strutture di intelligence dell'Unione, puntando a creare un servizio di “intelligence europeo” ben strutturato che migliori la cooperazione nel settore. Un altro aspetto cruciale è l'attuazione delle decisioni già prese dal Consiglio, in particolare quelle legate alla Strategic Compass, per potenziare la capacità di valutazione dell'intelligence attraverso la Hybrid Fusion Cell. Secondo il testo è fondamentale garantire un processo ben organizzato per affrontare le esigenze informative e le richieste di servizi d’intelligence, coinvolgendo anche le agenzie e i servizi della Commissione europea
Una condivisione “proattiva delle informazioni sulle vulnerabilità”
Fattori di criticità, sempre più complessi, sono legati alla sicurezza, in particolare per quanto riguarda le attività di “spionaggio e sabotaggio” condotte da attori ostili. Per rendere più difficile il loro lavoro, secondo il rapporto, è “imperativo” che gli Stati membri adottino un approccio “coordinato e collaborativo”. Le differenze nelle pratiche di controspionaggio e le normative disparate tra i vari paesi dell’Ue, unite a una scarsa condivisione di informazioni, creano un terreno fertile per le minacce.
In questo contesto, uno degli aspetti chiave è la promozione di una “condivisione proattiva delle informazioni” sulle vulnerabilità. Nel documento le raccomandazioni richiedono infatti che gli stati membri devono sentirsi incoraggiati a comunicare apertamente i rischi che possono mettere in pericolo la sicurezza collettiva, affrontando così le minacce in modo unitario. Inoltre, la creazione di una rete di supporto per la prevenzione e la risposta a incidenti di sabotaggio è una priorità fondamentale. Tale rete potrebbe attingere alle strutture già esistenti nell'Ue, come il Critical Entities Resilience Group, integrando le competenze dei servizi di intelligence, delle forze dell’ordine e delle autorità competenti.
Non meno importante risulta la necessità di approfondire la comprensione degli attori delle minacce ibride. Attraverso un’analisi dettagliata delle loro strategie e tecniche operative, l’Unione europea, spiega il testo, può approntare risposte più efficaci, modificando le dinamiche costi-benefici a favore della sicurezza europea. In questo senso, l’attribuzione politica delle minacce diventa cruciale. Rendere pubblico il risultato di valutazioni di intelligence può non solo mettere in difficoltà attori ostili, ma anche fungere da deterrente per le loro operazioni future.
Un altro aspetto fondamentale che si considera è l’accesso legale ai dati crittografati, strumento indispensabile per combattere spionaggio e crimine organizzato, senza compromettere i diritti fondamentali dei cittadini. La creazione di un quadro normativo chiaro in questo ambito è essenziale per garantire che le autorità possano operare efficacemente.
Infine, soprattutto il rafforzamento del sistema di difesa dell’Unione europea è ritenuto “essenziale” per una preparazione adeguata alle sfide di sicurezza. Attualmente, le capacità militari degli stati membri, molti dei quali sono anche alleati della Nato, presentano “lacune significative”. È quindi necessario un impegno coordinato per migliorare le difese europee, in modo da fronteggiare, in maniera efficace, eventuali conflitti futuri.
In questo contesto, il prossimo Libro Bianco sulla Difesa europea, ovvero un documento strategico sulle priorità future dell’Ue, rappresenterà un'opportunità preziosa per delineare un pacchetto di capacità che possa garantire una risposta adeguata e tempestiva alle sfide emergenti nel prossimo decennio.