'Pronti alla protesta', la possibile chiusura dei nidi agita i sindaci. Le senatrici del Pd hanno annunciato un'interrogazione

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"Per via dei tagli ai fondi gestione i tre quarti degli asili realizzati con i fondi del Piano di ripresa e resilienza rischiano di rimanere chiusi. La vicenda è stata portata alla luce da alcuni giornalisti che stanno seguendo l'evoluzione di un tema scottante che ancora una volta vede penalizzato il Sud, i bambini del Sud e le mamme e le famiglie del Meridione. Stiamo assistendo a una vera e propria truffa, giustificata con la Legge di Bilancio 2025". Lo afferma Giovanna Bruno, presidente di Ali Puglia, vicepresidente nazionale di Ali e sindaca di Andria.

"La legge di Bilancio 2022 (art. 1 comma 172) infatti fissava al 33% su base locale la disponibilità di posti con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri territoriali nell'erogazione del servizio di asilo nido. Una misura - osserva Bruno - con cui per la prima volta in Italia si definiva finalmente un Lep (Livello essenziale di prestazione) e lo si finanziava gradualmente in cinque anni. Oggi in uno degli allegati al Piano strutturale di bilancio è scritto che il diritto all'asilo nido non sarà più pari al 33% a livello nazionale, ma del 15% a livello regionale un taglio che allargherà il divario fra Nord e Sud. Non possiamo accettare una tale beffa. Le senatrici del Pd hanno annunciato un'interrogazione che sarà presentata in questi giorni. Noi sindaci siamo pronti alla protesta. E con noi tutte le comunità che si vedono defraudate di un Diritto essenziale".

"I Comuni, e i Comuni del Sud Italia in particolare - afferma ancora l'esponente di Ali - hanno investito molto nel Pnrr, avendo visto in esso un modo per provare a rialzarsi dopo la batosta mortale del Covid. Abbiamo individuato i gap che la stessa pandemia aveva esasperato e spinto per fare investimenti. Proprio nel diritto ai servizi all'Infanzia molte famiglie avevano sperato, per ampliare l'offerta sul territorio in termini di prestazioni per i bambini e le bambine. Stretti da una grave crisi demografica - conclude - deludere un'aspettativa così importante non è certo il modo per incentivare le famiglie a pensare a un progetto di genitorialità".

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