Roma, 12 nov. (Adnkronos Salute) - La rapida evoluzione delle tecnologie digitali e della medicina di precisione, amplificata dall'uso dell'intelligenza artificiale (Ia), sta aprendo nuovi orizzonti per il settore sanitario. Questi avanzamenti promettono di elaborare strategie di stratificazione dei pazienti, identificare bersagli terapeutici specifici e descrivere le malattie a livello molecolare, riducendo radicalmente il tempo di sviluppo dei trattamenti e migliorando la sicurezza e l'efficacia delle terapie, così da elevare la qualità e le aspettative di vita di milioni di persone. In un contesto in cui l’Italia punta a rafforzare il proprio ruolo come leader nella sanità, diventa cruciale coniugare innovazione, programmazione e governance. Questa sinergia potrà facilitare l’accesso alle nuove tecnologie e alle terapie più avanzate, rendendo il Ssn capace di affrontare e vincere le sfide sanitarie di oggi e di domani.
Da questo obiettivo nasce il confronto proposto da Sanofi in occasione dell’Health Innovation Show organizzato promosso da Mesit – Fondazione Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica, a Roma presso il Centro congressi di Palazzo Rospigliosi – ieri e oggi - dal titolo “Innovazione, IA e prevenzione. Immunoscience, l’ambizione di Sanofi” che ha visto la partecipazione di membri di Sanofi insieme a diversi rappresentanti della comunità scientifica e istituzionale per parlare di come fare sistema con tutti gli attori chiave e focalizzarsi su strategie collaborative, dove innovazione e sostenibilità camminino insieme, garantendo una sanità moderna, accessibile e orientata al futuro.
Attraverso l’incontro e due tavole rotonde dedicate, Sanofi ha ribadito il suo impegno nel trasformare il panorama della salute globale, attraversando un momento straordinario nella sua storia di innovazione. Grazie a un flusso scientifico senza precedenti e a una pipeline di ricerca e sviluppo che negli ultimi anni ha quadruplicato il suo valore, Sanofi oggi si posiziona come leader nella medicina di precisione. La pipeline di R&S include 78 progetti in fase clinica, con 32 terapie trasformative in fase avanzata o in attesa di approvazione da parte delle autorità regolatorie, 12 entità molecolari potenziali terapie ‘first in class’ o ‘best in class’ per patologie, patologie riconducibili all’infiammazione o di origine immunologica come BPCO, diabete di tipo 1, oltre a sclerosi multipla, RSV e altre malattie prevenibili attraverso l’immunizzazione.
Alla tavola rotonda “Fare Sistema: il contributo dell'Ia nella ricerca per affrontare le sfide future della salute” presenti Eugenio Di Brino, Altems, Diana Ferro, Direttivo Siiam, Francesco Dotta, Università Siena, Antonio Maria Tambato, Direzione Innovazione e transizione digitale di Agid (Agenzia per l’Italia Digitale, PCdM), Walter Ricciardi, Mission Board for Cancer, Commissione Europea, Alice Borghini, Agenas e Stefano da Empoli, I-Com.
Per Ricciardi la "sanità italiana", e in generale la "sanità europea" sull’Ia sono in "grandissimo ritardo – spiega - perché di fatto l'intelligenza artificiale si basa su dati e in Italia e in Europa sui dati c’è una protezione estrema che in altri Paesi non c'è, ed è per questo che stanno andando a velocità elevatissima. Il rischio che corriamo, e che abbiamo già visto con Google, Facebook, Microsoft e Apple, è quello di creare grandi colossi extraeuropei che gestiranno l'Ia in sanità. Sta già succedendo e noi ci dovremmo dare una svegliata".
"Per il benessere dell'umanità bisogna fare rete tra ospedale, azienda, sociale e privato - sottolinea Ferro -. L’Ia non arriva a letto del paziente se ci mettiamo troppo tempo a formalizzare i processi. Il comitato etico impiega in media un anno e mezzo per approvare il protocollo clinico, nel frattempo quella tecnologia sarà già vecchia. Quindi se io posso usare l’Ia per portare a letto del paziente una terapia che mi migliora la condizione domani, non devo aspettare 20 anni".
Nella Tavola rotonda "Coniugare Innovazione, prevenzione e programmazione per favorire l’accesso delle nuove tecnologie e terapie" hanno partecipato Francesca Lecci, Università Bocconi, Raffaella Buzzetti, Università Sapienza Roma, Walter Canonica, Università Humanitas, Alessandro Crevani, GM General Medicine, Sanofi Italia, Mario Merlo, GM Vaccini, Sanofi Italia, Salvatore Iasevoli, Delegato Presidenza Fimp, Michele Tonon, coordinamento Tavolo prevenzione Conferenza delle Regioni, Francesco Saverio Mennini, Direttore Dipartimento Programmazione Ministero Salute e Fulvia Filippini, Public Affairs Country Head, Sanofi.
"La prevenzione è per definizione programmabile – sottolinea Lecci - se diventa urgente è perché non l'abbiamo programmata. Quindi poter avere a disposizione delle informazioni, dei dati ci aiuta a spostare la prevenzione dal concetto di urgenza - come gestita in questo momento - al concetto di rilevanza".
"Come società scientifiche tutti i giorni lavoriamo per prevenire le complicanze del diabete, utilizzando farmaci innovativi che danno una protezione cardiorenale – sostiene Raffaella Buzzetti neo-presidente della Società italiana di diabetologia (Sid) - Obiettivo primario è prevenire la malattia altrimenti destinata ad aumentare in maniera esponenziale, si stima che entro il 2030 possa interessare 100 milioni in più rispetto agli attuali 540 milioni nel mondo. Per questo è necessario fare sistema con la sanità pubblica e le Istituzioni”.
Per quanto riguarda la prevenzione del diabete "siamo molto avanti tanto che nel settembre 2023 L’Italia – primo Paese al mondo – ha approvato la legge 130 che introduce lo screening per individuare il rischio di diabete 1 in età pediatrica, nella fascia 1-17 anni. Obiettivo principale è la prevenzione della chetoacidosi nei bambini e speriamo che anche in Italia presto possano essere utilizzati farmaci in grado di posticipare l’insorgenza della malattia" conclude.