La nuova serie sull'omicidio di Sarah Scazzi, il cui titolo è stato recentemente modificato in "Qui non è Hollywood", ha richiamato nuova attenzione mediatica su uno dei casi di cronaca nera più celebri della storia italiana. L'omicidio della quindicenne di Avetrana, un piccolo comune di circa 6000 abitanti in provincia di Taranto, risale al 2010 ed è noto anche per le indagini ostacolate da piste ingannevoli e confessioni inaffidabili
Delitto di Avetrana: la vicenda
Il delitto di Avetrana rappresenta uno dei casi di omicidio più tristemente noti della storia italiana.
Sarah Scazzi, nata a Busto Arsizio il 4 aprile 1995, era una studentessa in procinto di incominciare il secondo anno all'alberghiero. La giovane era uscita di casa il 26 agosto 2010 per recarsi presso la vicina casa della cugina Sabrina Misseri (nata nel 1988).
Il programma comprendeva una gita al mare in compagnia di un'amica, ma, una volta uscita dalla propria abitazione, la quindicenne sembra scomparire nel nulla. La vicenda ha avuto grande attenzione mediatica, anche per l'annuncio del ritrovamento del cadavere in diretta a Chi l'ha visto? (in collegamento c'era inoltre la madre di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo).
Ma chi è il vero colpevole del delitto? Il 21 febbraio 2017 la Corte suprema di cassazione ha condannato all'ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato Sabrina Misseri e la madre di questa Cosima Serrano. Il movente sarebbe stato la gelosia della cugina per le attenzioni che Sarah riceveva da un ragazzo cui era sentimentalmente interessata, Ivano Russo.
Tuttavia questa risoluzione è stato tutt'altro che facile da raggiungere per gli inquirenti: Michele Misseri, il padre di Sabrina e marito di Cosima, aveva infatti inizialmente confessato l'omicidio. Lo zio della ragazza asseriva di averla assassinata dopo un tentativo di stupro ed era stato inizialmente ritenuto colpevole (aveva infatti indicato agli inquirenti il luogo in cui aveva occultato il cadavere, un pozzo di raccolta delle acque sito in Contrada Mosca, dove era stato in effetti ritrovato).
Da subito, però, questa versione non aveva convinto del tutto gli inquirenti, anche per le incongruenze rilevate nelle affermazioni rilasciate dallo zio di Sarah, che solo pochi giorni dopo aveva già ritrattato la confessione (inoltre, l'esame autoptico sul corpo di Sarah non aveva rivelato la violenza sessuale sul cadavere).
Chi è il vero colpevole? Le ultime affermazioni di Valentina Misseri
Gli inquirenti non avevano torto: pochi giorni dopo la confessione, il 15 ottobre, Michele Misseri rilascia una dichiarazione importante, confermando il coinvolgimento di sua figlia Sabrina Misseri.
Il giorno seguente, dopo un interrogatorio di sei ore, Sabrina viene arrestata con l'accusa di concorso in omicidio (fondamentale in questa fase anche la testimonianza di un'amica che racconta come quel giorno Sabrina Misseri fosse "agitata").
Sia lei che la madre vengono condannate dalla Corte d'assise di Taranto all'ergastolo per omicidio volontario; mentre Michele Misseri è condannato alla pena di 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove (per il furto del cellulare di Sarah), oggi quest'ultimo è un uomo libero, rilasciato nel febbraio scorso. Anche Carmine Misseri, fratello di Michele, sarà condannato in via definitiva a 4 anni e 11 mesi di reclusione per concorso in occultamento di cadavere.
Ancora oggi, tuttavia, continuano ad emergere dettagli e affermazioni fuorvianti sulla vicenda. Solo poche settimane fa ha rotto il silenzio anche Valentina Misseri, l'altra figlia di Michele e Cosima, l'unica della famiglia a non essere stata coinvolta nella vicenda giudiziaria. Quest'ultima sarebbe convinta che il responsabile sia in realtà suo padre, una certezza custodita sin dal ritrovamento del corpo (secondo quanto affermato in un'intervista a Farwest su Rai 3 scagionando la madre e la sorella).
Ora il sindaco Antonio Iazzi di Avetrana, dopo aver appreso che il titolo della serie sull'omicidio di Sarah Scazzi sarà 'Qui non è Hollywood', afferma di aver «preservato l'immagine della comunità».