D'Amico, candidato del campo larghissimo, mette nel mirino il simbolo per promuovere il turismo della Costa teramana: "Se si ruota l'immagine di 90° sembra evocare la rappresentazione di un dittatore italiano"
La vulgata in nome di un presunto antifascismo si scaglia anche contro un logo turistico. Certo, può sembrare una battuta o una lettura esagerata per strappare qualche sorriso e alimentare una polemica politica. Ma il problema è che è tutto vero. Il marchio di fabbrica sull'ultima uscita sguaiata contro i fantasmi del regime non poteva che essere della solita sinistra. Non solo si demonizza l'avversario e si lanciano continui allarmi su chissà quale deriva autoritaria, ma ora in Abruzzo accade che anche un simbolo per la promozione turistica finisce nel mirino.
La questione è stata sollevata da Luciano D'Amico, il candidato del centrosinistra che a marzo ha perso le elezioni regionali e ha consegnato il bis a Marco Marsilio del centrodestra. Un'impresa non da poco, visto che era sostenuto da una maxi-ammucchiata rossa (dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle, passando per Verdi-Sinistra, Azione e Abruzzo Vivo). E ora ha deciso di spiazzare di nuovo tutti con un altro prodigio.
D'Amico e Matteo Settepanella (presidente dell'Osservatorio antifascista 25 settembre 1943) si sono detti colpiti dal logo della Riviera del Gigante. Il nome deriva dalla costa teramana situata alla base del Gran Sasso, da molti denominato "Il gigante che dorme". Il nuovo marchio della Costa della provincia di Teramo punta a fare da volano per lo sviluppo del settore turistico dell'area. Cosa c'è di scandaloso? Tenetevi forte. Se si ruota l'immagine di 90°, "ci si accorge che il profilo del Gran Sasso sembra evocare la rappresentazione di un dittatore italiano".
Il riferimento, ovviamente, è a Benito Mussolini. Servivano impegno e una grande dose di immaginazione per arrivare a tanto. E così, senza grandi sorprese, dopo l'osservazione è stata avanzata la richiesta ai sindaci della Costa teramana: modificare il logo perché - viene rimarcato - non rappresenta in alcun modo il profilo del Gran Sasso o una sua evocazione, "ma richiama uno dei periodi più bui del Paese".
L'antifascismo di facciata di una certa sinistra non conosce limiti. Si arriva a paventare il richiamo a Mussolini persino di fronte a un simbolo per la promozione turistica. Il tutto è ancora più sconcertante perché l'ossessione porta a trarre conclusioni dopo aver ruotato di 90° un'immagine.
Una battaglia che potrebbe permettere a D'Amico di fare strada. Elly Schlein sarà orgogliosa e, chissà, il Pd potrebbe prendere spunto. Il prossimo passo sarà quello di modificare la morfologia della montagna?