"Un pericolo per la democrazia di questo Paese". Ne è convinta la Dda di Milano che con l'indagine che venerdì scorso ha portato a quattro arresti e due sospensioni dal servizio, ha smantellato un network di presunti spioni guidato dall'ex super poliziotto Carmine Gallo, braccio operativo di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera e titolare di Equalize, la società di investigazione perno di una attività di dossieraggio a livello industriale per i magistrati "inquietante" in quanto avrebbe potuto essere in grado di "tenere in pugno" cittadini e istituzioni" e "condizionare" dinamiche "imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie".
Dagli atti dell'inchiesta emerge che nella rete dell'associazione con base in via Pattari, in pieno centro, sono finiti migliaia e migliaia di nomi ma anche le più alte cariche del nostro Paese. Cosa che, sono le parole della premier Giorgia Meloni, "nessuno Stato di diritto può tollerare" e per il ministro Antonio Tajani "è una inaccettabile minaccia alla democrazia" in pericolo anche in quanto le informazioni riservate "possono essere usate da chi è nostro nemico dal punto di vista geo-strategico".
A destare l'allarme di inquirenti e investigatori è un dialogo intercettato che fa temere che la rete di Gallo e i suoi sodali sia arrivata in qualche modo al Quirinale. Nunzio Samuele Calamucci, parlando con l'ex funzionario di polizia, un tempo portato in palmo di mano, lo ha aggiornato in merito all'invio a "venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l'account è intestato al Presidente della Repubblica". Si tratta di una sola intercettazione in mano al pm Francesco De Tommasi, che coordina l'indagine con l'aggiunto Alessandra Dolci e il procuratore Marcello Viola, su cui verranno fatti i riscontri con una maxi consulenza tecnica che riguarderà tutto il materiale sequestrato due giorni fa. Calamucci e Gallo, scrive il pubblico ministero, "lasciano intendere - di aver intercettato (...) un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il Presidente Sergio Mattarella o comunque di essere riusciti (...) a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account". Dal Quirinale nessun commento sulla vicenda anche perchè "c'è un'inchiesta in corso". Nel mirino del gruppo, su richiesta di Pazzali, il quale avrebbe fatto "un uso incontrollato del dossieraggio" , ci sono anche anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. Nel maggio 2023, il presidente di Fondazione Fiera, negli uffici della sua società aveva chiesto ai suoi un report sul senatore di Fdi: "Del cinquantatré!", "no, ha settantacinque anni lui ha... vai giù... giù, giu... questo.. diciotto luglio. Esatto, abita in... (incomprensibile)...".
E ancora: "E metti anche un altro se c"è... eh... come si chiama l'altro figlio? come si chiama? Eh... Geronimo come si chiama Geronimo La Russa ? (...) ma non si chiama Geronimo ..(...) 'Antonino? Metti Antonino La Russa ?' "Lui è dell'ottanta... infatti c'è La Russa Antonino Junior Giovanni". Infine aveva pure domandato, riferendosi al terzogenito del politico: "Leonardo sull'intelligence non ha niente?" " Sono disgustato - è il commento del presidente del Senato - dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la 'colpa' di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l'unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia". Il network di spie, che aveva rapporti con mafie e servizi segreti anche esteri, in particolare Pazzali con l'aiuto operativo con l'ex super poliziotto Gallo e la sua squadra, avrebbe raccolto informazioni anche su Matteo Renzi, in questo caso bypassando il sistema di 'sicurezza' che protegge i dati dei personaggi in vista. A ciò si aggiungono anche i dossier su Carlo Sangalli, attuale presidente di Confcommercio-Imprese per l'Italia, della Camera di commercio Milano Monza Brianza Lodi e di Confcommercio Milano tra i tanti e addirittura sull'avvocato siciliano Piero Amara, il legale imputato per una serie di procedimenti sulle vicende dell'Eni e per il caso Loggia Ungheria. Tra i clienti invece, spunta il nome della senatrice azzurra Licia Ronzulli ed Heineken Italia. Insomma il gruppo spiava ad ampio raggio personaggi di ogni genere e classe sociale, come avevano detto due degli arrestati, "con i report che abbiamo sputtaniamo tutta Italia".
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