L’iniziativa in questione riprende in parte la vecchia Rita ed è il fulcro del pacchetto pensionistico incluso nella legge di bilancio che sarà discussa oggi in Parlamento
Pensionamento anticipato più facile con il Tfr. È questa la misura che il governo potrebbe inserire all’interno della manovra in arrivo. In sostanza per soddisfare il requisito minimo dell’assegno, ovvero tre volte quello sociale, si potrà usare una parte di quanto versato nei fondi complementari. Il tutto all’interno del sistema contributivo. Ecco tutti gli aggiornamenti.
La misura
L’iniziativa in questione riprende in parte la vecchia Rita ed è il fulcro del pacchetto pensionistico incluso nella legge di bilancio che sarà discussa oggi in Parlamento. La misura è stata elaborata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, esponente della Lega la quale da tempo sta lavorando sul tema delle pensioni. La Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, ovvero la Rita, permetteva a determinate condizioni di ricevere in modo frazionato il montante accumulato in fondi pensione integrativi, anticipando così il pensionamento. Le condizioni originali prevedevano almeno 20 anni di contribuzione, l'iscrizione da almeno 5 anni a un fondo complementare e la maturazione dei requisiti per la pensione entro 5 anni.
Con una nuova norma nella manovra, coloro che hanno 64 anni di età e 20 anni di contributi possono usare parte del Tfr versato nei fondi complementari per coprire i contributi mancanti e raggiungere il requisito di una pensione pari a tre volte il minimo. Secondo il sottosegretario Claudio Durigon, questa modalità aiuta i giovani, che rischiano pensioni basse col sistema contributivo, mirando a garantire assegni di almeno 1.500 euro al mese. Inoltre, ridurrebbe l'obbligo per lo Stato di integrare le pensioni basse al minimo e rappresenterebbe, poi, un passo verso il superamento della Legge Fornero, che attualmente fissa l'età pensionabile a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.
Le novità in arrivo
Nel contesto della misura viene incluso anche il prolungamento per un altro anno di misure di flessibilità, tra queste l'Ape sociale e l'Opzione donna assieme all'adeguamento delle pensioni all'inflazione, con quelle minime che dovrebbero raggiungere circa 630 euro. Inoltre è prevista l’abolizione del pensionamento obbligatorio a 67 anni per i dipendenti pubblici e, infine, meccanismi e incentivi per incoraggiare i lavoratori, sia pubblici che privati, a rimanere attivi nonostante abbiano già raggiunto i requisiti per la pensione.
Inoltre il nuovo sistema di silenzio assenso di sei mesi, ideato per incoraggiare i giovani a destinare il loro Tfr alla previdenza integrativa, non è stato incluso nelle proposte. Il governo puntava a rendere obbligatorio investire il 25% del Tfr nei fondi pensione complementari. Questa misura, però, sarebbe stata bloccata dalla Ragioneria generale dello Stato, preoccupata per la stabilità finanziaria dell'Inps. Attualmente, l'Inps riceve il Tfr non destinato a fondi complementari dalle aziende con più di 50 dipendenti, che sono obbligate a versarlo al Fondo di Tesoreria.
Il dialogo con Confindustria
Nel contesto della manovra finanziaria, proseguono le trattative riservate tra il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e Confindustria, che sta cercando di aumentare le risorse per gli investimenti, anche se ciò dovesse significare rinunciare agli sconti fiscali per le imprese. Il leader di Confindustria ha confermato che il dialogo è in corso e, durante l'Assemblea di Assolombarda, ha spiegato che l'obiettivo è ottenere una riduzione dell'Ires come incentivo per gli imprenditori, in modo da compensare parte delle perdite subite con l'eliminazione dell'Ace, una misura che sosteneva la capitalizzazione delle imprese.
Questa abolizione è stata decisa dal governo per poter finanziare, anche nel 2024, la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre scaglioni. Confindustria propone invece una riduzione dell'Ires, l'imposta sul reddito delle società, portandola dal 24% a una percentuale compresa tra il 19% e il 20%, per le imprese che reinvestono il 70% dei loro utili all'interno dell'azienda.
Di questo, almeno il 30% dovrebbe essere destinato a investimenti in tecnologia, produttività, welfare e formazione. Questa misura renderebbe il sistema fiscale italiano più competitivo e attrattivo per le imprese.